Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 02 settembre 2012 alle ore 08:18.

My24
Philip Seymour Hoffman (LaPresse)Philip Seymour Hoffman (LaPresse)

Quante sfumature dolorose possa assumere un tradimento, lo raccontano diversi film presentati alla 69esima edizione della Mostra del cinema di Venezia.
Come carotaggi negli stati più o meno profondi della coscienza e del conformismo sociale, le pellicole mostrano l'abiura in amore, nella fede, in talenti sprecati e aspettative di vita mancate. È traditore Nicola Ciraulo (bravissimo Toni Servillo) nella disperata, giocosa, riuscita favola grottesca di un padre che vende un lutto per una Mercedes in È stato il figlio di Daniele Ciprì (in concorso).

È traditore della buona fede altrui Philip Seymour Hoffman, protagonista di The master di Paul Thomas Anderson (in competizione). Hoffman è un imprecisato scienziato, mistico, incantatore di folle e di ricche signore, di cui sfrutta i larghi patrimoni imbonendole con teorie sulla ciclicità della vita nell'America degli anni Cinquanta. Il regista americano analizza la nascita di una setta con impeccabile tecnica e magistrali recitazioni (Hoffman e l'alter ego in bestialità, Joaquin Phoenix), ma finisce coll'essere didascalico per non cadere nel manicheismo. Scoprono che i rispettivi coniugi sono amanti e annaspano selvaticamente nel loro dolore Franziska Petri e Dejan Lilic, protagonisti di Il tradimento di Kirill Serebrennikov (competizione). Una pellicola emotivamente graffiante, che racconta la relazione sghemba tra Petri e Lilic, fatta di rabbia e impotenza. Molti i colpi di scena, che giocano su un crinale ambiguo tra realtà e fantasia: un genere sul filo del thriller, che molto potrebbe piacere al presidente della giuria Michael Mann.

C'è in Paradise: Faith - seconda puntata della trilogia dell'austriaco Ulrich Seidl - la religione violata nel suo senso più profondo, banalizzata al discount dell'espiazione. La donna che si flagella e trascina nelle case di sconosciuti una statua della Madonna con rozzo e ottuso senso di proselitismo, che si dà a Cristo anche carnalmente, è la morte del messaggio cristiano. Forte da rimanere senza fiato, Faith, strappa risate lacerate e tuttavia ferisce per il messaggio estremo.

Per un adulterio si spacca una famiglia in Cherchez Hortense di Pascal Bonitzer (Fuori concorso), ma il tutto avviene sull'onda di una commedia dai toni garbati. Una regista di teatro di grido (Kristin Scott Thomas), che si lascia tentare dal fascino del suo primo attore, è costretta dal marito (Jeanne-Pierre Bacrì) a lasciare casa e figlio adolescente. Il tutto è complicato da una vicenda che coinvolge una bella balcanica (Isabelle Carrè), in gramaglie per un decreto di espulsione, che Bacri dovrebbe risolvere grazie all'aiuto del potente padre (Claude Rich), alto funzionario di Stato. Tra incomprensioni, fraintendimenti, rivelazioni su orientamenti sessuali inaspettati il film tiene sempre il ritmo e aggiusta il sorriso.

Ha tradito la sua intelligenza Raffaele, protagonista di Il gemello, bellissimo documentario di Vincenzo Marra, presentato alle "Giornate degli Autori". Ventinove anni e due fratelli gemelli, Raffaele ha passato in prigione metà della sua vita. Marra lo segue nel carcere di Secondigliano, mentre lo spettatore si affeziona a quella esistenza in verticale, nell'esiguità di una cella, tra accrocchi e relazioni complicate e profonde.

In Welcome home del belga Tom Heene, presentato alla "Settimana internazionale della Critica", un preservativo trovato nel necessaire della fidanzata, appena tornata da tre mesi di viaggio solitario, farà scattare un mutamento profondo nel partner. Un film, quello di Heene, che ha buoni spunti poetici, ma che rimane irrisolto per la tentazione del regista di mostrare la natia Bruxelles nei lati nascosti e nell'opportunismo politico di capitale europea, perdendo di vista il bel filone della profondità del quotidiano e degli incauti sofismi sentimentali.

La scappatella di una star della tivù con un bellimbusto scatena la furia omicida di un uomo in The weight del coreano Jeon Kyu-hwan, passato alle "Giornate degli autori". Scene di amore necrofilo in obitorio, sciacallaggio umano, desolazione, sesso rubato ai deboli, sangue sembrano trionfare in questo film sul filone sadico, depresso e amorale di un altro coreano, Sang-soo Im (The housemaid, The taste of money), che spia però piani più alti.

È fedifraga anche una delle tre sorelle di Blondie ("Giornate degli autori") dello svedese Jesper Ganslandt, con la volontà di disgregare il proprio matrimonio, non diversamente da quanto accade alla famiglia di origine, capeggiata da una matriarca incapace di amare la prole. E la deflagrazione avviene proprio in occasione del 70esimo compleanno di quest'ultima: un Festen in rosa, con qualche intuizione, ma dall'imperdonabile zuccheroso lieto fine.

Ultimi di sezione

Shopping24

Dai nostri archivi