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Questo articolo è stato pubblicato il 05 settembre 2012 alle ore 09:56.

Carlo Chatrian (dal 1 novembre prossimo sarà il prossimo direttore del Festival di Locarno, succedendo a Olivier Père) è un critico cinematografico che intende il proprio lavoro come organico e attivo all'interno del proprio mondo e non, come molti fanno, ponendosi al di sopra e al di fuori di esso, per giudicarlo senza migliorarlo.
Lo fa scrivendo in Italia e all'estero, lo fa collaborando al festival di Locarno, lo fa infine dirigendo una film commission. Quella della Valle d'Aosta, realtà culturale, turistica e anche economica molto interessante e molto giovane.
Prova a raccontarci la sua avventura, come in altro modo, ad esempio, fa ogni luglio il festival di Ischia diretto da Michelangelo Messina, partendo dalle location. Lì, quest'anno, abbiamo scoperto come Lombardia e Marche stiano crescendo in questa cinegeografia, con Chatrian ci spostiamo più a nord.
Carlo, a un anno dalla nascita della Film Commission della Val d'Aosta, a che punto siamo?
Abbiamo avuto la possibilità di sostenere l'ultimo film di Silvio Soldini che è girato a Torino, ma che ha avuto 4 giorni di lavorazione nella nostra regione. Per la quasi totalità della durata del set, invece, abbiamo ospitato l'opera seconda di Alessandro Genovese, Il peggior Natale della mia vita. Entrambi usciranno in autunno inoltrato. Sono stati molto importanti per noi, soprattutto il secondo, perché la particolarità della nostra film commission è quella di essere finanziati contemporaneamente da turismo e cultura. Tra i nostri compiti, quindi, c'è quello di valorizzare i beni artistici e culturali, tra cui gli splendidi castelli che arrivano fino al XIV secolo. Nel caso del film con Fabio De Luigi e Cristiana Capotondi parliamo del castello Savoia di Gressoney- Saint Jean, voluto dalla Regina Margherita, un luogo da fiaba. E lavorare per rendere quel bene utilizzabile, far incontrare quella bellezza col cinema è stato affascinante.
La vostra organizzazione si rivolge solo all'Italia o guarda anche oltre i nostri confini?
Sono molto felice del lavoro che facciamo anche con Svizzera e Francia, concretizzatosi con due documentari televisivi. E a proposito del cinema del reale, abbiamo anche fatto un bando quest'anno, e uno dei lavori che stiamo seguendo riguarda un alpinista che arriva in un rifugio molto tecnologico, sembra quasi un fucile sul Monte Bianco, un'ambientazione da fantascienza. L'altro è girato a Cuba, perché le volèe di questa iniziativa sono due: quella di attirare produzioni nella nostra regione ma anche di aiutare quelle valdostane a girare fuori. Tra l'altro il fondo alla base di questo bando ha una seconda scadenza il 17 settembre e ha un valore di 70.000 euro.
Le Film commission sono ormai centrali nella produzione cinematografica. Non a caso ora, la politica, come in Friuli con Bella addormentata di Bellocchio, entra pure a gamba tesa
Le Film Commission cominciano ad avere un ruolo importante come volano industriale, ancor più che turistico. E vale per realtà piccole come la nostra, non solo per quelle più strutturate come Piemonte e Puglia. Quello che colpisce del caso del Friuli è l'inserimento della politica, l'intervento immotivato sul fondo, la sua eliminazione, un'azione operata senza rispettare regole che sembravano chiare. Non voglio dire altro, perché non l'ho vissuta in prima persona, ma di sicuro è il segno di come certe istituzioni stiano diventando importanti e di come, forse, si debba seguire il nostro esempio.
Fino a poco tempo fa le Film Commission spingevano per film troppo pubblicitari. É ancora così?
Un film non deve mai diventare mai promozionale. Quando scene o contenuti entrano artificialmente in una storia, nessuno ne guadagna. Detto questo, credo sia un trend sorpassato, per fortuna, e spesso è una tentazione in cui cadono le produzioni. A noi interessa, magari, che sia valorizzata una location, che ci sia la possibilità di intervenire dall'inizio nei progetti, fare in modo che registi e produttori vengano in Valle d'Aosta, dargli l'opportunità di documentarsi su di noi, e magari utilizzare le nuove conoscenze nelle loro opere. Trovo molto più aberrante il produttore che mette in concorrenza due diverse Film Commission, per avere sempre di più. Magari danneggiando il proprio film, estrapolandolo, per vantaggi finanaziari, dal suo contesto "naturale".
Proviamo a fare qualche numero. Entrate, uscite, investimenti.
I nostri finanziamenti sono pubblici (430.000 euro più 100.000 dalla Camera di Commercio: 300.000 vanno al fondo di sostegno alle produzioni, il resto tra formazione e sistema festival), ecco perché la trasparenza, per noi, è fondamentale. Ci tengo a dire che dall'analisi del bilancio e degli investimenti, ogni euro speso ne ha portati quattro alla regione, guardando anche all'indotto.
Accennava, prima, alla formazione. Può spiegarci meglio?
Abbiamo iniziato i nostri stage: ne abbiamo fatto uno per truccatrici e parrucchieri, ne faremo uno per scenografi in autunno e ora, a fine agosto, ci sarà un corso di formazione e produzione finalizzato a creare otto corti documentari. Il tutto in una realtà che non aveva possibilità formative: chi voleva far cinema doveva andare a Torino o Ginevra.
Insomma, è tutto perfetto?
No, ad essere sinceri c'è un tasto dolente. Vorremmo ampliare la programmazione in modo che sia triennale e non annuale come ora.
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