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Questo articolo è stato pubblicato il 19 settembre 2012 alle ore 07:54.

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Sbarcano nell'isola anche le persone fisiche: circa 20mila persone sono gli expatriates, con un tasso di crescita di 3.000 unità ogni anno.

Chi compra un immobile acquista anche la residenza maltese. E con la residenza c'è la garanzia di pagare un'aliquota del 15% di tasse sul reddito. E non ci sono solo pensionati inglesi (la comunità di residenti stranieri più numerosa), tedeschi, italiani e francesi che vengono a svernare a Malta con l'obiettivo di conservare i risparmi di una vita in un luogo gradevole.
Le 26 banche locali, più della metà a capitale estero, sono diventate veri e propri forzieri, gonfie di denari provenienti da oltre il canale di Malta. Tanto che gli asset bancari complessivi oggi valgono otto volte il prodotto interno lordo, un record in Europa, secondi solo all'Irlanda. In totale le attività finanziarie arrivano a 60 miliardi di euro.
E di finanza a Malta si vive e si lavora. Sono quasi 10mila i manager e i funzionari che operano nel settore. Oltre 500 fondi di investimento (perlopiù hedge fund) hanno delocalizzato dal continente all'isola, per una massa gestita di una decina di miliardi. Qualcuno, come Fmg Usa, si è persino trasferito dalle accoglienti Cayman; altri si muovono da Londra, per sfuggire a regolamentazioni nazionali sempre più stringenti e alti costi d'impresa.

Reuben Buttigieg, presidente di Malta Management, è ragionevolmente ottimista sul futuro del suo Paese. «In questi anni Malta è riuscita a creare opportunità dalla crisi. Infatti se andiamo a vedere le performance del settore finanziario non possiamo non notare una crescita sbalorditiva», con un valore aggiunto dell'8% sul Pil. «Si tratta di uno sviluppo unico in Europa, dove i comparti finanziario e bancario stanno soffrendo moltissimo». Per Buttigieg «oltre al sistema fiscale favorevole, ci sono vantaggi offerti dal capitale umano, una base di professionisti di livello e i costi di gestione di un fondo di investimento in genere inferiori del 40% rispetto agli altri paesi Ue. Infine, Malta continua a crescere anche con gli investimenti da Paesi nel Medio Oriente che usano le strutture maltesi per entrare in Europa». Arrivano pure gli italiani. Più di 4mila. Ristoratori, finanziari, manager, imprenditori edili. Ce n'è per tutti, con un tasso di crescita di connazionali del 30% all'anno.
Tra questi c'è pure il "predicatore" finanziario, Eugenio Benetazzo, dalla prima ora nell'orbita dei grillini, da quando nel 2006 vaticinava il precipizio economico, la nuova depressione e l'imminente arrivo di un Medioevo finanziario nel nostro Paese. Lui, autore del libro fresco di stampa Neurolandia, è un Malta-entusiasta senza se e senza ma. «Qui funziona tutto benissimo – dice Benetazzo –. L'autorità di controllo finanziaria è la seconda al mondo per efficienza, dietro solo a quella britannica. Il debito sovrano non supera il 70% del Pil, vanta uno spread inferiore a quello italiano e non è detenuto da istituzioni estere ma direttamente dai maltesi. L'isola è un vero bunker anticrisi».

Malta come ultima zattera dall'area euro? Non proprio. Malgrado i 300 giorni di sole l'anno assicurati dalle brochure turistiche, anche sull'isola cominciano ad allungarsi le zone d'ombra. E non solo per il leggero calo dei turisti (circa il 2%) e la flessione delle compravendite immobiliari, a causa della crescita dei prezzi. Anche se il segreto bancario a Malta è un pallido ricordo, il ripetersi di casi di riciclaggio di fondi neri, comincia ad allarmare l'Europa. Il Madoff dei Parioli, Gianfranco Lande, processato a Roma per una mega truffa da 300 milioni di euro, aveva costituito proprio a Malta un sistema di 50 scatole-societarie, senza che nessuno si accorgesse di nulla. Così per una parte dei fondi neri della Fondazione Maugeri, i quali, stando alla ricostruzione della procura di Milano, sarebbero transitati anche tra conti maltesi attraverso la Sib Laboratories, società presieduta da Davide Gonzi, figlio del premier maltese Lawrence Gonzi. La politica maltese del resto non dorme sonni troppo tranquilli. Se fino a oggi l'isola ha viaggiato controcorrente rispetto ai cugini europei del Mediterraneo, analisti e istituzioni internazionali esprimono più di una preoccupazione. Al di là dei recenti downgrade di Moody's, quasi un rito di questi tempi, il Fondo monetario internazionale ha posto l'accento sui rischi dell'eccessiva esposizione finanziaria del Paese rispetto a un prodotto interno lordo in frenata e alla ipotesi di una bolla immobiliare. L'Unione Europea, intanto, ha aperto un'inchiesta sul sistema di agevolazioni fiscali dei suoi porti, perché anticoncorrenziale. E forse chi sbarca a Malta per fuggire l'euro-crisi è bene che si porti dietro anche un ombrello.

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