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Questo articolo è stato pubblicato il 02 ottobre 2012 alle ore 09:30.

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In America, molti lo ricordano ancora per la sua partecipazione alle elezioni presidenziali del 1980, quando raccolse un magro 0,28% dei consensi popolari. Ma la lunga vita del biologo Barry Commoner – scomparso domenica scorsa nella sua New York, all'età di 95 anni – gli ha tributato ben altri successi.

Pioniere del movimento ecologista, in anni più recenti ha dichiarato di esserlo diventato «per colpa della Commissione per l'energia atomica». Per l'esattezza, quando un suo studio su alti livelli di stronzio-90 nei denti dei bambini, come effetto collaterale dei test nucleari, venne accolto con freddezza dalle autorità americane.

È a questo punto che Commoner fonda il Comitato per l'informazione nucleare: per spiegare all'opinione pubblica come i rischi della radioattività possono nascondersi in una cosa così innocua come il latte. E ci riesce a tal punto che le sue argomentazioni diventano la base del Trattato contro i test nucleari, proposto dal presidente John Fitzgerald Kennedy nel 1963.

In vita sua ha scritto numerosi libri di successo, a cominciare da «The Closing Circle» del 1971, nel quale sintetizza il suo pensiero in quattro principi che per certi versi oggi paiono quasi scontati, ma che a quell'epoca non lo erano affatto.

Tutto è connesso a tutto il resto. In altre parole, tutti gli esseri viventi condividono lo stesso ambiente e, quel che influenza uno, influenza tutti.
Tutto deve andare a finire da qualche parte. Ovvero, in natura non si può mettere la spazzatura sotto il tappeto.
La Natura sa come fare. I cambiamenti nel sistema naturale rischiano di essere dannosi per il sistema.
Le cene gratis non esistono. Lo sfruttamento della natura implica la trasformazione delle risorse da utili a inutili.
«C'è un mito prevalente – scrive Commoner nella sua tipica prosa – secondo il quale le tecnologie produttive rispondano più al giudizio umano o all'interesse sociale, che alle leggi della termodinamica, alla struttura atomica o all'eredità biologica». In altre parole, la superiorità del genere umano sulla natura è una leggenda da sfatare.
Dopo il prevedibile insuccesso nella corsa alla Casa Bianca, Commoner continua a dirigere il suo Center for the Biology of Natural Systems fino al 2000, quando ormai aveva 83 anni. Però ha continuato ad andarci ogni giorno. Si dice che avesse quasi terminato di scrivere il suo ultimo libro che, quindi, andrà probabilmente alle stampe.

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