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Questo articolo è stato pubblicato il 07 ottobre 2012 alle ore 08:15.

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Una filosofia, quella di Noma – cercare di vedere qualcosa dove spesso non si guarda, di rendere fruttuoso anche lo spazio negativo, di sviluppare la propria creatività a dispetto di maestri (tra i suoi dichiara Paul Rand e Alan Fletcher) e convenzioni –, che ben si abbina alla risposta che dà a chi gli chiede come si svolge la sua giornata di lavoro. «Ogni mattina vado in un parchetto, dalle parti di casa mia, a Londra. Mi siedo su una panchina diversa ogni giorno. E penso. Non tocco il computer fino al pomeriggio, quando cerco di trasferire quello che ho pensato. La cosa più importante è pensare: è strano dirlo a una generazione che è nativa digitale, che corre subito al pc, ma per me è più importante il momento del pensiero che quello dell'azione». A giudicare dal successo di Noma e dalla qualità dei suoi lavori, il caro, vecchio, buon "pensare" sembra essere un metodo ancora valido. E il suo un consiglio abbastanza sovversivo, di questi tempi.
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