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Questo articolo è stato pubblicato il 21 ottobre 2012 alle ore 16:07.

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Nessuno stipendio per Giovanna Melandri al Maxxi. La parlamentare dimissionaria del Pd, nominata qualche giorno fa dal ministro dei beni culturali Ornaghi alla presidenza della fondazione Maxxi, lo ribadisce
in una intervista tv. «Vado gratuitamente a rilanciare un'istituzione pubblica». E annuncia: «Voglio trasformare il museo nella Tate Modern italiana. Ai miei detrattori do appuntamento fra tre anni per valutare insieme i risultati».

Al Maxxi,ribadisce, ricordando di aver presentato le dimissioni da deputata ("probabilmente questa è la mia ultima intervista da parlamentare") «la mia indennità è zero». Questo, spiega «per una legge del 2010, secondo me sbagliata, che ha introdotto il criterio per cui chiunque amministri una fondazione culturale non percepisce stipendi o indennità. Quindi lo ripeto, vado gratuitamente e da oggi querelo tutti quelli che parlano di spese folli». Quanto alle dimissioni dal Parlamento, prosegue, «non erano dovute, la legge non lo prevede. Lo prevede invece la mia coscienza perché ho sempre pensato che chi fa il parlamentare dovrebbe fare solo quello. E siccome penso che il Maxxi abbia bisogno di molto impegno, vedo incompatibilità tra le due funzioni».

Latella le ricorda le tante polemiche e il "fuoco amico" arrivato con le dichiarazioni del responsabile economia del Pd Stefano Fassina, che ieri, in un'intervista a un quotidiano, sottolineava fra l'altro che il Pd non era stato informato della nomina: «non credo che il problema sia chiedere il permesso», risponde lei. Che poi aggiunge: «rispondo a chiunque e non solo al fuoco amico, che non c'è stato un passaggio da una poltrona ad un'altra poltrona». Melandri racconta di essere stata consultata sul Maxxi dal ministro Ornaghi nelle scorse settimane, «così come altri exministri». «Abbiamo discusso con lui - dice - ed è stata una discussione di merito. Ornaghi condivide con me la convinzione che questa istituzione abbia bisogno di una forte proiezione internazionale». E sulla necessità di un'impronta internazionale per il museo, la neo presidente della fondazione torna più volte, mentre sottolinea: «penso anche di affidare ad una direzione internazionale questa struttura».

Parlando poi delle primarie ha definito come "violenta" la parola "rottamazione" lanciata da Renzi. L'esponente Pd ha spiegato: «L'esercizio di pratica democratica interna al Pd è un esercizio sano. Il rinnovamento ci vuole. Non apprezzo però gli stracci che stanno volando in casa democratica. Non sono d'accordo con il linguaggio di Renzi. Apprezzo invece la sua forza ed il carisma che sono positivi. Trovo brutto l'uso dei termini violenti come rottamazione. Il rinnovamento si deve praticare».

Sulla decisione di ricandidarsi o meno in Parlamento, la Melandri ha spiegato: «Per quanto riguarda le dimissioni ogni caso è a se e va valutato personalmente. Occorre provare ad usare un linguaggio costruttivo. Il rinnovamento non deve essere solo generazionale, occorre un cambio di passo. Come Paese dovremmo essere capaci di attingere e non disperdere risorse ed esperienze che si sono stratificate. Questo fa di un paese un Paese».

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