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Questo articolo è stato pubblicato il 23 ottobre 2012 alle ore 08:01.

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Tutto ha inizio con una tradizione popolare da paese contadino: quella per cui ai matrimoni si doveva dimostrare, anche da morti di fame, un'opulenza talmente diffusa da piovere fisicamente dal cielo. I frutti della terra che ricoprono gli sposi come manna danno loro lo slancio per figliare subito, senza paura, ché il raccolto è talmente abbondante da finire nei capelli, nei risvolti di lui, nel tulle dell'abito di lei.

Lanciare dei semi di coriandolo (Coriandrum sativum) ricoperti di zucchero, sostituiti poi da quelli di mandorlo (Prunus dulcis), era un'usanza legata ai festeggiamenti più sfarzosi. Negli anni, i semi di coriandolo sono diventati più rari e quelli di mandorlo più cari, quindi si è preferito regalarne una piccola quantità nella bomboniera, mentre il ruolo di simbolo di prosperità è passato al seme di riso (Oryza sativa). La pratica oggi è spesso vietata fuori da chiese e municipi per ragioni legate alla pulizia delle fughe tra le mattonelle, dove pare che i chicchi tendano a incistarsi perniciosamente: segnalazione del problema logistico, anestesia della spinta irrazionale, fine della riproduzione spensierata. Ma andiamo avanti.
Nella lingua è rimasta traccia di questo gettare semi ricoperti di zucchero, tant'è che i loro sostituti moderni in carta si chiamano "coriandoli" in italiano e "confetti" in inglese. A proposito dei confetti, da lancio o da bomboniera, va detto che la loro origine è legata anche a un'altra storia: quella di Muhammad ibn Zakariyya al-Razi, morto a Rayy in Persia attorno al 925. Alchimista e medico, direttore dell'ospedale di Baghdad, al-Razi fu probabilmente il primo a distinguere il morbillo dalla varicella e a identificare l'acido solforico. Il suo Kitab al-Asrar (Libro dei segreti) è un importante manuale alchemico che descrive nel dettaglio elementi, composti e procedimenti di laboratorio; il Kitab al-Hawi (in latino Liber Continens) è una grande raccolta dei suoi insegnamenti clinici redatta dai discepoli, e i medici europei l'hanno consultata fino al diciassettesimo secolo.

Pare che lo scienziato sia diventato direttore sanitario di Baghdad in seguito a un esperimento finito male: i vapori di una reazione chimica gli avrebbero compromesso la vista. Proprio da manager dell'ospedale sembra che al-Razi abbia escogitato la tecnica di ricoprire i farmaci di zucchero per renderli più appetibili ai pazienti. È certo che la parola inglese "candy" deriva dall'arabo "qand", cioè «massa di zucchero solidificato tramite bollitura o evaporazione», in pratica caramello; facile che sia stato proprio un alchimista, cioè un chimico, a perfezionare la procedura. Quando si parla della conoscenza scientifica che nei secoli passati veniva in Europa partendo dal Medio Oriente, insomma, si parla anche dell'inventore dei confetti. A differenza dei semi, che si comportano sempre come dei veri fluidi dove ciascuna particella sfugge a raggruppamenti di qualsiasi tipo, i coriandoli di carta si prestano al lancio solo se sono pochi e molto asciutti. La carta porosa di cui sono fatti tende ad assorbire l'umidità, e se la manciata è troppo abbondante le parti si aggrumano in un tutto, costituiscono masse compatte che volano come grossi proiettili frastagliati, perdono dei pezzi nel corso della parabola, atterrano molli su cose e persone senza opporre la giusta resistenza alla gravità. E se non c'è resistenza alla gravità, dov'è la spensieratezza? Per questa ragione ormai da diversi anni le celebrazioni di qualsiasi tipo sono accompagnate da nuvole di quelli che in gergo si chiamano farfalliandoli, coriandoli di nuova generazione.

Sono grandi, rettangolari, di carta leggermente patinata, leggerissimi; impiegano molto tempo per cadere al suolo, e lo fanno svolazzando e riflettendo la luce, cangianti.
Per il lancio dei farfalliandoli non bastano però le mani: proprio per la loro massa irrisoria, le striscioline vanno spinte a forza in flusso di gas. Per fare questo si usano tre tipi di prodotti. I più piccoli sono dei cannoni di cartone monouso dove una minuscola carica di idrogeno spinge una manciata di coriandoli a qualche metro di distanza. L'effetto è quello del conto alla rovescia domestico, a Capodanno, al terzo compleanno della piccola che si mette a piangere per il botto (maschio mortificato, popolazione femminile che redarguisce con lo sguardo, bambina consolata dalla madre o dalla nonna, amici che si fanno vicini al colpevole reo di infantilismo). Il secondo gradino è il cannone ricaricabile in metallo. Questo usa le stesse cartucce che servono per produrre il seltz, altra versione volatile e allegra – la spensieratezza è un gas – di tutto quello che tocca.

Ma la macchina che accompagna tutti i momenti in cui il senso di festa deve trionfare su tutto e tutti è il cannone spara-coriandoli a effetto Venturi. L'effetto Venturi, descritto dall'emiliano Giovanni Battista Venturi nel 1796, è quello che fa andare le barche a vela di bolina, quello che risucchia gli aerei in cielo grazie al profilo asimmetrico delle ali, quello che i fumatori su un'automobile in corsa usano per fare uscire il fumo da una piccola fessura di finestrino aperto, ma è anche quello che consente a Fabio Cannavaro di alzare la coppa del mondo nel cielo di Berlino in un tripudio di farfalliandoli. Una grande bombola di CO2 spinge il gas nell'aria esterna attraverso un tubo a sezione crescente; l'anidride carbonica si mischia con l'aria, nel cono la velocità della nuvola vaporizzata di CO2 diminuisce, la pressione (effetto Venturi) aumenta, e genera un risucchio in un condotto di metallo posteriore dove si svuotano sacchettate di coriandoli che sono sparati in aria a ciclo continuo. I concorsi e le gare televisive di questi ultimi anni sono stati un bacino di coriandolate non indifferenti.

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