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Questo articolo è stato pubblicato il 17 novembre 2012 alle ore 11:12.

Prendete Jacques Derrida, Gilles Deleuze, Julia Kristeva o lo stesso Jacques Lacan. «Se leggete le loro frasi velocemente, suonano bene. Il rimedio è leggerle lentamente, riconoscerete così meravigliosi paradigmi della stronzata». Per il filosofo inglese ci sono sei ragioni precise perché questo accade in un determinato Paese. (A suo giudizio la situazione non è migliore in Italia. Anzi, le stronzate prodotte dalla filosofia italiana sono così evidentemente stronzate che «al di fuori di circoli ristretti, nessuno è disposto a comprarle». Quindi il discorso on french bullshit varrà a fortiori per quelle italiane).
Sei comandamenti alla base della produzione delle stronzate filosofiche.
1) Esiste un solo centro d'autorità culturale: Parigi. Che è anche il centro del potere. Questo fa sì che l'attività intellettuale sia pesantemente carica di politica e sia una forma di prodotto di scambio per la carriera. «Due buone ragioni per disinteressarsi della verità».
2) L'idea che lo stile è tutto. Una delle chiavi del successo delle stronzate filosofiche francesi è lo stile inconfondibile, quello che caratterizza ogni artefatto francese, brillante e charmant (abboccano soprattutto gli americani).
3) Essere interessanti è più importante di dire la verità. Questo capita perché i prodotti intellettuali hanno un ampio pubblico di non specialisti. Ed è un problema. Vuol dire che l'ampio pubblico leggerà della filosofia soltanto se interessante, e l'essere interessati alle cose interessanti è qualcosa di piuttosto distante dall'essere interessati alla verità. Scrive Gerald A. Cohen: «Gli accademici di professione sono pagati per essere noiosi». E non per riempire le piazze dei festival.
4) Un sistema universitario basato su lezioni accademiche frontali – de haut en bas.
5) La lunga tradizione del mix tra letteratura e filosofia. E poiché alla letteratura non applichiamo gli standard di rigore e critica che dovremmo applicare alla filosofia, la filosofia diventa meno rigorosa.
6) Si deve scrivere appassionatamente. Usare uno stile "caldo" è condizione necessaria per l'intellettuale radicale e impegnato per potersi definire tale. Egli è ribelle, spontaneo, non conformista, se ne frega di autorità e tradizione, non si perde in cavilli e minuzie. Sul piano pratico vuol dire essere sleale, poco accurato, retorico, esagerato.
La descrizione del fabbricante di stronzate filosofiche francofone ricorda da vicino il ritratto del ciarlatano tracciato dal matematico Martin Gardner, nel saggio del 1952 Fads and Fallacies (tradotto in italiano nel 1998 da Transeuropa con il titolo Nel nome della scienza). Scriveva Gardner – a proposito dell'imbonitore pseudoscientifico –: «Spesso tende a scrivere in un gergo complesso, facendo uso di termini ed espressioni coniati da lui stesso. Gli schizofrenici utilizzano spesso quelli che gli psichiatrici definiscono "neologismi" – parole che hanno un significato per il paziente, ma che suonano farneticazioni per chiunque altro». Gardner se la prendeva con adepti di Scientology, maniaci delle cure alternative, complottisti. Esattamente sessant'anni fa. La situazione non sembra migliorata di molto se prendiamo uno dei più recenti viaggi al centro delle stronzate, il reportage del giornalista canadese Jonathan Kay tra i teorici della cospirazione post 11 settembre (Among the Truthers, Harper, 2011): «Questi soggetti una volta avrebbero operato in un relativo anonimato», scrive Kay. «Ma con l'emergere di Internet hanno avuto la possibilità di stabilire un culto e acquisire seguaci adoranti, gente che intasa blog e social network con cataloghi di storie ideologicamente cucite su misura sulle loro ossessioni».
C'è sempre un grande pubblico per pseudoscienziati, philosophes e complottisti. In un mercato delle idee che premia ciò che è considerato interessante o sconvolgente, dove le teorie vengono rifiutate non quando sono state confutate, ma al massimo quando sono passate di moda – e la verità ha il difetto di sembrare noiosa, banale, vecchia. Meglio produrre qualcosa di nuovo e interessante; se possibile, scioccante. Avvolti nell'oscurità in cui prosperano le stronzate.
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