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Questo articolo è stato pubblicato il 23 novembre 2012 alle ore 07:48.

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X-Factor, i Frères Chaos eliminati (LaPresse)X-Factor, i Frères Chaos eliminati (LaPresse)

Secondo Arisa, loro giudice di riferimento, avevano tutto il diritto di presentare il loro inedito. Secondo Morgan, loro grande estimatore, rappresentavano una ventata di novità nel polveroso palinsesto dei talent show italiani. Secondo Simona Ventura erano presuntuosissimi e privi di grande voce. Secondo Elio, incapace di metabolizzare l'ingiusta eliminazione di Nice, erano musicalmente deboli e privi di grandi chance sul mercato discografico.

L'ultima parola, per la terza puntata consecutiva, l'ha avuta il pubblico tele-votante che, chiamato in causa dal tilt, ha estromesso dalla sesta edizione di X-Factor i Frères Chaos, gli scalzi fratellini marchigiani apostoli di un maledettismo de noantri che, sulle prime, poteva pure riuscire simpatico, alla fine ha stancato. Così com'è apparsa fastidiosa la cagnara in cui i due – al secolo Fabio e Manuela Rinaldi – hanno buttato il programma: prima lui dà dello «scorretto e cattivo» a Elio, poi lei dà della «falsa» alla Ventura. Le fa eco Arisa che indirizza la stessa accusa alla collega di giuria, dopo aver esternato volgarità che è meglio non riportare. La cantante lucana mette persino in discussione la regolarità del televoto: «La gente vuol votare – dice – e i voti tornano indietro». Manco se avessero eliminato i Beatles. Fabio completa l'elenco delle dietrologie complottiste, accusando la Ventura di farsi scrivere i commenti sui cantanti dalla vocal coach Paola Folli. È la peggiore televisione che, per buoni dieci minuti, s'impossessa del miglior talent show. Un pizzico di buonsenso per fortuna arriva dal coreografo Luca Tommassini che interviene e stempera il clima, prima che l'oblio della pubblicità inghiottisca cotanto orrore.

Pensiero (per nulla) stupendo
Ma è stata poi così scandalosa l'eliminazione di questi Frères Chaos? Già ammiccanti di loro, i due ragazzi marchigiani nella prima manche hanno ammiccato più del solito col «Pensiero stupendo», reso ancora più stupendo – almeno secondo Arisa - dal mash up col remix di «Celebration» di Madonna. Tommassini crea intorno a loro una specie di gang-bang danzereccia così da far salire ancora di più l'asticella del mercurio. Non si può che sottoscrivere il commento piccato che Elio indirizza loro: «Ansimate alla grandissima!». Per la seconda manche hanno proposto «Inside the world» degli Who Made Who che non richiede poi queste grandi doti esecutive. In ogni caso, meglio questa scorribanda synthpop che la loro traballante versione di Patty Pravo. Finiscono al ballottaggio, dove trovano Davide che era apparso meno preciso e convincente del solito alle prese con «Apologize» degli OneRepublic. Sarà perché doveva destreggiarsi con una procace ballerina, sarà perché il brano non era nelle sue corde come lo sarebbe stato «Se bruciasse la città», fatto sta che la sua s'è rivelata un'esibizione piena di sbavature e il pubblico se n'è accorto.

Non è la battaglia del Piave
Nello showdown finale, Davide gioca la carta «Vivimi» di Laura Pausini. Pessimo brano, ottima vetrina per la voce che si ritrova. Frères Chaos ripropongono il compitino di «Somebody that I used to know» di Gotye. E ci vuole giusto l'abbraccio finale fratello-sorella per mettere un po' di pepe in una prova insipida. A cappella il caldaista di Bassano del Grappa rifà gli U2 di «I still haven't found what I'm looking for». Potrà piacere o meno ma il mezzo non si discute. Il duo marchigiano minimalizza «Nel blu dipinto di blu». Versione dadaista la loro, nel senso che tutti avrebbero potuto fare altrettanto. Giudici divisi (Elio e la Ventura salvano Davide), si va al tilt e il pubblico butta fuori i Frères Chaos. Ci saremo anche persi il loro imprescindibile inedito, ma ce ne faremo una ragione. Loro in ogni caso avrebbero fatto meglio a mettere in conto l'eliminazione, perché stiamo pur sempre parlando di un gioco televisivo. Mica della battaglia del Piave.

Chiara canterà l'inedito di Ramazzotti
Polemiche a parte la trasmissione, ieri dedicata alla musica dance e impreziosita (a voler essere gentili) dalla presenza dell'idoletto inglese Conor Maynard, ha virato verso le semifinali. Con gerarchie pressoché immutate: per Chiara sono ormai finiti gli aggettivi. Morgan le dà cose sempre più difficili, lei se ne appropria come fossero state pensate per la sua meravigliosa voce. Stavolta le affida nientemeno che «Alabama Song» di Bertolt Brecht e Kurt Weill, già cara alla buonanima di Jim Morrison. Acconciata come Lillian Gish, la ragazza addomestica i fantasmi di Charlie Chaplin facendo trillare l'ugola potente su una base vagamente industrial. Finezze che non sono proprio pane quotidiano in un talent show. Riesce pure con «You do something to me» del modfather Paul Weller, una ballad di grande raffinatezza cui l'economista padovana porta valore aggiunto. Settimana prossima sentiremo il suo inedito. Non si potrebbe dire, ma Morgan se l'è lasciato scappare: l'ha scritto Eros Ramazzotti.

Ics meno rap
Spregiudicati i due esperimenti che Morgan affida Ics. Innanzitutto «Malarazza», la taranta arrabbiata di Domenico Modugno trasformata in dance. Bello l'arrangiamento, trascinante la coreografia con figuranti in uniforme ottocentesca e tricolori sbandierati. Altrettanto deliziosa la versione noise della «Vengo anch'io» di Enzo Jannacci. Per una sera Ics non fa il rapper, ma il cantante. A Elio non piace, ad Arisa sì. A noi pure. Cixi gioca a fare la Liza Minelli di «Cabaret» con una spassosa versione dance-floor de «La solitudine». Se Laura Pausini a suo tempo avesse scelto un arrangiamento del genere, probabilmente sarebbe risultata meno antipatica a molti. Ha ragione Morgan a dire che Cixi ha preso la canzone e «l'ha tolta dalla banalità». Il bis è un osso duro da rodere: «Right to be wrong» di Joss Stone. La nostra brava sedicenne però ha denti buoni, tanto che resta a galla.

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