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Questo articolo è stato pubblicato il 20 dicembre 2012 alle ore 13:27.

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«The End is nigh». La fine è vicina. Con questa frase stringata e lapidaria, verniciata su un cartello, uno dei protagonisti di «Watchmen», fumetto culto di Alan Moore e Dave Gibbons, invitava l'umanità a ravvedersi. Siccome stavolta pare che la fine sia davvero vicina, vogliamo fare altrettanto con voi: ravvedetevi! Sappiate che quanto accadrà il 21-12-2012 è già tutto scritto. Nella profezia dei Maya? Macché: lo sanno anche i bambini che al 99,9% si tratta di una bufala.

Siamo seri: è già tutto scritto in decine di canzoni del repertorio rock, pop, folk e persino jazz che negli ultimi cinquant'anni hanno provato a immaginare l'evento fatidico. Facciamo così: mettetele nel vostro lettore mp3 e che venerdì prossimo succeda quel che deve succedere. Perché, se i Maya hanno davvero ragione, avrete a disposizione una colonna sonora coi fiocchi per l'apocalisse imminente. In caso contrario, ascolterete per chissà quanto tempo ancora una playlist che è davvero la fine del mondo.

A che ora è la fine del mondo?
Partiamo da quello che probabilmente è il brano più celebre che sia mai stato scritto sull'ultimo giorno dell'umanità. Porta la firma di quattro ragazzi del Sud degli Stati Uniti. Che le influenze battiste c'entrino qualcosa? Boh. Fatto sta che Michael Stipe, Peter Buck, Mike Mills e Bill Berry, meglio noti come R.E.M., nell'87 rappresentano la punta dell'iceberg della scena indie americana. E per lanciare il loro nuovo album «Document» inscenano l'apocalisse: «It's the End of the World as we know it (and i feel fine)» è un singolo trascinante che si rifà al genere filastrocca-rock inaugurato da Bob Dylan con «Subterranean Homesick Blues».

Le strofe raccolgono nomi di celebrità e situazioni da fine del mondo, per poi chiosare nel ritornello: «È la fine del mondo/ come si sa/ e io mi sento bene». Il pezzo finirà nella lista nera dei brani da non trasmettere alla radio dopo l'11 settembre. E dire che sette anni prima aveva avuto pure una cover italiana, per mano di un Luciano Ligabue ancora non assurto al rango di rockstar peninsulare. Quella del Liga nazionale diventava una meditazione semi-seria su come i media avrebbero reagito al fatale evento. Titolo: «A che ora è la fine del mondo?». Domanda successiva che si poneva il rocker di Correggio: «Che rete è?». Dopo tutto era il '94 e la televisione aveva il suo bel peso.

Dal country al dark
Se vi piace il country, vi consigliamo «The End of the World», incisa cinquant'anni fa da una cotonatissima Skeeter Davis. Per citare Joseph Roth: «Conceda Dio a tutti noi bevitori una morte così lieve e bella». Stesso titolo, ma atmosfere decisamente opposte in «The End of the World» dei Cure. Con pensieri così cupi per la testa, tanto vale cercarsi un buon riparo e provare a schivare i meteoriti incandescenti che cadranno a come fiocchi di neve al Sestriere. Il tema deve intrigare parecchio gli apostoli del dark, se è vero che pure i Bauhaus ci si sono cimentati incidendo «Kingdom's coming».

Pezzo che mette una certa apprensione anche ai più ottimisti, inutile nasconderlo. Pratica che, in ambito progressive, riusciva alla perfezione ai greci Aphrodite's Child, ossia il gruppo di Vangelis e Demis Roussos. Nel '72, ispirandosi all'Apocalisse di Giovanni, concepirono l'album «666» dominato da «The Four Horsemen». Perché, se l'ultimo giorno è alle porte, dovremo pur veder svolazzare da qualche parte i famosi quattro cavalieri dell'Apocalisse.

Tra Dylan e Britney Spears
Proseguendo su questa falsariga, ce n'è davvero per tutti i gusti. I più intellettuali magari opteranno per la electro-noise «Idioteque» dei Radiohead o per l'esplosione atomica definitiva cantata dal sommo Bob Dylan in «A Hard Rain's gonna fall», i più sbarazzini incroceranno le dita ma non rinunceranno a fischiettare il tema di «Happy End of the World» dei giapponesi Pizzicato Five o a ballare «Till the world ends» di una Britney Spears in versione fetish.

C'è l'acustica e obliqua «When the World Ends» di Dave Matthews e c'è quella perla di «Until the end of the World» che gli U2 scrissero per l'amico Wim Wenders. E noi italiani? Ligabue a parte, è d'obbligo citare i Modena City Ramblers e la loro «Canzone dalla fine del mondo». Vero che loro per «fine del mondo» intendono «finis terrae», ma ci sta benissimo lo stesso. E poi ci sono i Csi di Giovanni Lindo Ferretti per i quali «l'apocalisse è quello che c'è già». E non è che abbiano proprio tutti i torti.

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