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Questo articolo è stato pubblicato il 06 gennaio 2013 alle ore 08:17.
E sia i musei che le gallerie commerciali dedicano attenzione alle generazioni scorse: la Galleria Nazionale Zachenta ha appena dedicato una mostra allo spazio sperimentale Akumulatory, attivo dal 1972 al 1989. Leto e Piktogram/BLA, due gallerie trainanti, stanno riproponendo il gruppo visivo-musicale anni Novanta Kol/o Klipsa e Leszek Knaflewski; mentre Foksal, epicentro da decenni di ciò che avviene nella scena artistica polacca, insieme a Profile Foundation e ad altri, promuovono i video sperimentali anni Sessanta e Settanta di Józef Robakowski. Nel campo del teatro, a parte la mitica figura di Kantor, il regista Krzysztof Warlikowski, che gestisce Teatr Nowy, dichiara l'importanza di Krystian Lupa, di cui è stato assistente. Per il cinema il riferimento è soprattutto a Andrzej Wajda. Così, in tutti i campi, il successo delle ultime generazioni trascina con sé la riscoperta internazionale di figure fino a poco tempo fa sconosciute fuori dal paese; un esempio per tutti è la mostra di Alina Szapocznikow, vissuta tra il 1955 e il 1972, che sta girando il mondo: WIELS di Brussels, Museum of Modern Art, Varsavia, MoMA, New York, Hammer Museum, Los Angeles, Wexner Center, Columbus, Ohio sono le tappe già definite.
Sarà proprio per via del legame con generazioni che, per mantenere indipendenza intellettuale e creativa, si dovevano tener lontane dall'ufficialità: gli ambienti culturali polacchi manifestano una decisa attitudine a creare situazioni inattese: non solo le loro sedi sono per lo più poco convenzionali, ma anche il modo di intendere l'attività tende a spezzare le connotazioni rigide: le gallerie commerciali, per esempio, sorprendentemente si dichiarano non profit, e in molti casi intraprendono sofisticate imprese editoriali: tra tutte il magnifico Piktogram magazine creato da Michal Wolinski per l'omonima galleria; e l'ampio volume Czesl/aw Olszewski.Warsaw Modern. Architecture photography of the 1930s pubblicato dalla galleria Raster, punto di riferimento internazionale dell'arte d'avanguardia polacca, ma attiva anche come centro di formazione e casa editrice.
A proposito di luoghi poco convenzionali: vale la pena di visitare il parco di Bródno: qui, in un'area verde che sorge in mezzo a un conglomerato di blocchi, l'artista Pawel Althamer ha concepito e commissionato ad altri artisti una serie di interventi più o meno mimetici, tutti realizzati con il concorso degli abitanti del quartiere. Opere che appariranno ben diverse a seconda della stagione e dell'ora in cui le vedremo. Un'ottima scusa per lasciare i percorsi più segnalati e cercare di cogliere il legame tra la città, i suoi artisti e i suoi abitanti.
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