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Questo articolo è stato pubblicato il 26 gennaio 2013 alle ore 13:30.
Piccola cronista voleva essere e grande testimone dell'Olocausto è stata: "Dovranno pure sopravvivere alcune persone per diventare più tardi i cronisti di questo tempo. Anch'io vorrei essere in futuro una piccola cronista".
Etty Hillesum è morta ad Auschwitz sul finire del 1943, a ventinove anni. I suoi auspici si sono realizzati, perché i sopravvissuti hanno raccontato ciò che lei ha sintetizzato in un paio di righe: "Un pezzo di storia com'è ora e come non è mai stato in passato, non in questa forma totalitaria, organizzata per grandi masse, estesa all'Europa intera". Il diario è stato salvato e trasformato in testimonianza. Dopo la pubblicazione nel 1981, viene ora proposto nella versione integrale.
Etty ha compilato i quaderni in gran parte nella sua camera sulla Gabriel Mettsustraat di Amsterdam prima di essere destinata al campo di lavoro di Westerbork e poi ad Auschwitz. Nata in una famiglia della borghesia intellettuale ebraica, è stata un'intensa e appassionata interprete del suo tempo che ha coniugato gli amori letterari, Rilke su tutti, con quelli della sua vita, in particolare il chirologo Julius Spier, l'S. del suo diario.
Lo straordinario interesse degli scritti della Hillesum, oltre che nella lucida testimonianza, è proprio nel motivo che ne costituì il freno alla pubblicazione negli anni Cinquanta, ovvero la loro natura "filosofica". Se per essa s'intende la capacità di sottoporre ad attenta analisi ogni relazione di vita, amore per il sapere e per un ideale di conoscenza, sia pure mai realizzato con pienezza, a questo diario dobbiamo infinita riconoscenza.
L'abisso del male e del suo mostruoso crescendo, del quale è vittima consapevole, non le fa mai perdere l'istinto civile, la consapevolezza che all'odio non si replica con l'odio: "Se uno delle SS dovesse prendermi a calci fino alla morte, alzerei gli occhi per guardarlo in viso e chiederei per puro interesse nei confronti dell'umanità: mio Dio, ragazzo, che cosa mai ti è capitato nella vita di tanto terrificante da spingerti a simili azioni?". Tale doloroso disorientamento non fa tuttavia di lei un'eroina inerme e timida. Etty è donna ricca di contraddizioni, di passioni intense di carne e spirito, di amore per gli altri: "Desidero ancora perdermi in ogni cosa e in tutti; è la sensazione di voler vivere in armonia con tutto quello che esiste". Etty rammenta l'interrogatorio da parte di un infelice ragazzo della Gestapo che si mette ad urlare contro di lei: " Il fatto storico è che io non ne provassi sdegno; anzi, che mi facesse pena, tanto che avrei voluto chiedergli: " Hai avuto una giovinezza così triste o sei stato tradito dalla tua ragazza?".
La ragione non induce all'ottimismo, ma nella giovane donna e nel suo" cuore pensante"ci sono fiducia e forza straordinaria che la portano a porsi sempre nuovi traguardi, a non smettere mai di sognare: "Penso ai paesi stranieri per i quali partirò – lo so con sempre maggiore certezza, con un'irrequietezza giovanile che si fa certezza - e i tanti volti che saranno altrettanti paesaggi che un giorno raggiungerò".
I quaderni parlano così di vita che scorre e insieme di progetti, in ogni istante, anche se le annotazioni " vietato agli ebrei " s'infittiscono e la morsa delle proibizioni si stringe: " C'è la guerra, ci sono i campi di concentramento. Conosco la persecuzione e l'oppressione, l'odio imponente e il sadismo. Eppure, in un momento di abbandono, io mi ritrovo sul petto nudo della vita e le sue braccia mi circondano così dolci e protettive e sento il battito del suo cuore, così lento e così dolce, così fedele come non dovesse arrestarsi mai, così buono e misericordioso. Io sento la vita in questo modo, né credo che una guerra o altre insensate barbarie umane potranno cambiare qualcosa". Per tutto ciò il diario di Etty Hillesum ci pare uno straordinario inno alla vita: "Secondo la radio inglese, dall'aprile scorso (1942,ndr ) sono morti settecentomila ebrei. Sono già morta mille volte in mille campi di concentramento. In un modo o nell'altro so già tutto. Eppure trovo questa vita bella e ricca di significato. Ogni minuto".
Perciò siamo accanto a lei quando giunge l'ora amara della partenza di un treno sul quale si viaggia gratis per sola andata: "Nulla offusca i miei pensieri e i miei sentimenti. Posso sopportare tutto perché la coscienza del bene che c'è stato anche nella mia vita non è stata soppiantata da tutte queste altre cose, anzi diventa sempre più parte di me".
Etty Hillesum
Diario 1941 – 1943
Edizione integrale
Pagg. 898, euro 35
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