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Questo articolo è stato pubblicato il 09 febbraio 2013 alle ore 09:34.

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Una tappa importante per grattacielisti ecologisti potrebbe essere anche un caffè nel compound diplomatico Sozzani, da 10 Corso Como, che a un romano sembra un po' un vivaio Sgaravatti un po' più su come tono, coi suoi orti verticali e orizzontali e le sue copertine per le ginocchia e un bar molto da hotel vietnamita tipo Anaïs Nin; e magari abitando nelle due torri by Stefano Boeri completamente forestizzate, che producono ossigeno e assorbono CO². Ma la vita del nuovo grattacielista non cambierà poi moltissimo: in Corso Como troverà sempre la sua Comoretto Termoelettrica – i negozi per cui è famoso El nost Milan – e poi i negozi Giada Donna, Manila, Grace, Milano Cachemere e Lato G (i sapori del mondo nel gelato), e la chiesa di Santa Maria Incoronata, bassegotta e sprofondata rispetto al manto stradale col Biscione non Mediaset ma Visconti; e di fronte invece il Leone rampante, inquartato, del Panino Giusto. E le pizze aspirazionali del Nuovo Smeraldino, proprio di fronte allo Smeraldo con le sue architetture stile Ceausescu – che però verrà presto riconvertito ai massimi culti slow food di Eataly. Il nuovo grattacielista, è chiaro, sarà un gourmand; andrà a mangiare di sicuro nel pluristellato ristorante Unico di Fabio Baldassarre, già ragazzo prodigio delle patrie pentole, emigrato da Roma (L'Altro Mastai) qui a Milano, passando dall'orizzontalità alla massima verticalità, al ventesimo piano del grattacielo Wjc a Milano City. E qui, nell'ex zona Fiera, altra densità di torrioni: Isozaki e Hadid e Libeskind, dette anche il Dritto, lo Storto, il Curvo, intorno al gigantesco centro congressi di Mario Bellini. Altre zone turrite: il nuovo campus Bocconi di Sejima e Nishizawa, 17mila metri quadri su colonne, a forma di cellule arrotondate; e poi ancora la cittadella Prada, di Rem Koolhaas, fornitore della Real Casa, che sorgerà l'anno prossimo a Largo Isarco; e poi la nuova Sesto, 150mila metri quadri by Renzo Piano, e il Museo delle Culture di David Chipperfield nell'ex Ansaldo. Però il futuro già cominciato pare proprio quello di Porta Garibaldi. Proprio a partire dalla porta neoclassica, con dentro uffici upscale della ditta Tecno insieme a testine e busti canoviani, insomma sinergie, perché qui si è sempre a Milano.

Ma tornando su, poi, sotto la torre Pelli, c'è soprattutto un gommista Locatelli anche lui col suo bosco verticale, di fronte alle Sozzani. E l'Hollywood pronta ad accogliere le danze dei nuovi grattacielisti. Business as usual, e qui del resto l'innovazione non ha mai fatto paura; in largo La Foppa c'è una statua che sembra Garibaldi ma non è, è invece il Gian Battista Piatti, inventore del martello pneumatico. E chissà che dinamiche coi nuovi arrivati, anche da parte delle Varesine e verso piazza della Repubblica: si immagina un'umanità prontissima per la modernità e anche la post; ma forse era già tutto lì: in viale della Liberazione, sotto il grattacielo (ancora) moderno della Bank of Tokyo-Mitsubishi Ufj, e all'ombra oggi del Diamantone (140 metri, l'edificio in acciaio più alto d'Italia, progetto Kohn Pederson Fox Associates) si consumavano le storie d'amore e d'anarchia dei fratelli diversi Gilda-Saturnino nel mitologico episodio Un amore difficile di Sessomatto. «Ma tu, Gilda, sei milanese?», chiedeva Giancarlo Giannini-Saturnino alla prostituta e consanguinea inconsapevole, che rispondeva «milanese di fuori». E chissà quanti altri milanesi di fuori arriveranno in città.

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