Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 13 febbraio 2013 alle ore 07:46.

My24

Prima l'orgoglio, poi la commedia all'italiana. Prima il «Nabucco», poi la parodia politically uncorrect di Cenerentola. E ancora l'improbabile performance di Toto Cutugno con l'Armata Rossa. Si apre all'insegna di queste curiose commistioni il Festival di Fabio Fazio e Luciana Littizzetto che, in quanto a formula della gara, è qualcosa di assolutamente inedito, a tratti accattivante.

Viene da chiedersi se siano più importanti le canzoni (due per ogni big fino a questo momento in gara contro sé stesso) o tutto ciò che ci gira intorno. Chi ha buona memoria ricorderà che sono le stesse domande che ci si pone nel '99 e nel 2000, per le due precedenti edizioni firmate da Fazio.

Viva Verdi, poi Luciana
Come da copione, si parte nel segno del bicentenario verdiano. Nel buio dell'Ariston spicca Fazio che tiene un breve monologo sul significato della parola «popolare» che «non vuol dire, come crede qualcuno, di bassa qualità» ma, piuttosto, significa «che parla a tutti». Quindi il presentatore ricorda come Giuseppe Verdi sia stato «deputato nel 1861 e poi anche senatore più tardi. Perché la sua aria più celebre è il simbolo stesso della nostra nazione. E dunque: viva Verdi!» Termina il monologo del conduttore e tocca al coro dell'arena di Verona diretto da Mario Pagani cimentarsi con il «Va, pensiero». Quindi si scende di livello, dal sublime al trivio: Fazio introduce Luciana Littizzetto che arriva all'Ariston sulla carrozza di Cenerentola con il cocchiere che «è un esodato della Fornero» e i due lacché che «vengono da "Uomini e donne" di Maria De Filippi». Entra in teatro lanciando frecciate al pubblico («Lei ride perché è azionista del Monte de' Paschi? E lei? È contento per la restituzione dell'Imu?»). Arriva sul palco ed esplode nel suo ruolo di guastatrice: «Allora, Fabio, Faccio subito vedere la farfallina e tu il lombrico. Anzi, no: c'è mica un notaio? Faccio il contratto con gli italiani: voglio fare la lista dei politici più pirla. Così facciamo il festival più breve della storia».

La preghiera a San Remo
Poi la Littizzetto legge la sua personale letterina a San Remo: «Ho scoperto che come santo non esisti» comunque, «per quel che puoi, fa' che nessuno si accorga che invece di due gnocche quest'anno sul palco ce n'è mezza». E soprattutto «fa' che non mi venga mai in mente di fare una rima quando presento Gualazzi e la Galiazzo». E ancora «grazie per non aver fatto gareggiare Samuele Bersani, sennò ci toccava trovare pure Samuele Berlusconi e Samuele Monti». A proposito di crisi «è vero che, come diceva qualcuno, i ristoranti sono pieni ma sono pieni di gente che cerca un posto di lavoro». Quindi si va ai buoni propositi per l'edizione appena cominciata: «Non pronuncerò mai parole che cominciano per Ber e che finiscono per oni». In ultimo, la prima parolaccia dell'edizione: «fa' che io resista all'insopprimibile, inarrestabile tentazione di dire… culo». Divertente anche il successivo siparietto con Felix Baumgartner, l'uomo che a ottobre scorso si è lanciato dai confini dello spazio: secondo la Littizzetto è «l'unico uomo che ha rotto la barriera del suono e non le balle».

Commenta la notizia

Ultimi di sezione

Shopping24

Dai nostri archivi