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Questo articolo è stato pubblicato il 14 febbraio 2013 alle ore 08:50.

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Nulla è più difficile e soggettivo che stilare una classifica di film romantici per San Valentino. Spesso e volentieri nella graduatoria conta il momento in cui hai visto quella pellicola, conta lo stato d'animo (e civile) che ti ha portato a sceglierlo, conta, spesso, un solo particolare, magari marginale, che ti spinge ad amare un titolo più di un altro. E, a volte, prendi abbagli clamorosi: nel caso di chi scrive, per esempio, un viaggio a Parigi e la fine di una storia importante, portarono a un'insensata mitizzazione di Forget Paris, commediola di Billy Cristal piuttosto mediocre. Qui proviamo a indicarvi un percorso un po' originale, con grandi classici e film più moderni. Ed evitando i capolavori più scontati, da Via col Vento a Titanic, che sono fuori concorso.

Casablanca (1942): è vero, è maschilista e piuttosto rozzo nel tratteggiare i sentimenti più dolci. Ma quel Bogart stropicciato e duro, la scena dell'aeroporto e quelle del Rick's Café Américain, Ingrid Bergman e la regia classica e potente di Michael Curtiz valgono tutta la fama di questo capolavoro le cui battute più celebri, ormai, sono di uso comune. “Suona la nostra canzone Sam”, “Baciami, baciami come se fosse l'ultima volta”, “Colpi di cannone? O è il mio cuore che batte?” e infine “Louis, credo che questo sia l'inizio di una bella amicizia”. Perché oltre all'amore tra Ilsa e Rick, c'è l'amore per la patria di Renault, l'amicizia di Louis, l'abnegazione di chi lascia la donna della sua vita perché sia felice (ed entrambi gli uomini di Ilsa sono disposti a farlo). Due curiosità: è probabilmente il fil  più citato della storia del cinema, da Woody Allen (Provaci ancora, Sam) a Kusturica (Gatto nero, gatto bianco), da Peter Bogdanovich (Ma papà ti manda sola?) a Rob Reiner (Harry ti presento Sally, che si dà all'esegesi delle scelte della protagonista femminile) passando per musica e fumetti.

Vacanze Romane (1953): Una Vespa, Roma, Gregory Peck e soprattutto Audrey Hepburn. Non serve molto altro per farci intenerire davanti a un grande schermo. William Wyler si mette al servizio di questi quattro protagonisti, di una favola di Cenerentola rovesciata e di un amore, bello e intenso, che dura un giorno. Anni dopo ci avrebbe riprovato con una trilogia (Before Sunrise, Before Sunset e, proprio in questi giorni alla Berlinale, Before Midnight) Richard Linklater, insieme a Julie Delpy e Ethan Hawke, riuscendoci, ovviamente con le debite proporzioni. Anche qui c'è un amore promesso più che consumato, un sentimento enorme che rimane nella fantasia di due anime gemelle, un sogno troppo bello per essere vissuto. Come Audrey Hepburn, da quel momento una diva che andò contro ogni convenzione, a partire dalla figura esile ed elegante, in contrasto con la passione di allora per le maggiorate.

Il Dottor Živago (1965): siamo sinceri, citiamo questo gioiello di David Lean anche perché Nanni Moretti che urla a Lara di girarsi, in Palombella Rossa, è quasi più commovente di questo straziante film con Omar Sharif e Julie Christie. Tratto dal capolavoro del Nobel Boris Pasternak, è un affresco eccezionale fatto di guerra, ingiustizie, abiezioni umane e amore. Anche qui si tratta di un sentimento totale, da quello per la propria patria a quello per un'idea (in questo solco, recuperate anche Reds di Warren Beatty), e non solo per un compagno o compagna di vita. Yuri Živago, poi, fa quello che ogni innamorato deve fare per entrare nel mito e nel cuore della propria donna: morire. Qui non vi basteranno decine di confezioni di fazzoletti per arrivare alla fine di questi 200 minuti.

Ghost (1990): Alzi la mano chi non si è innamorato perdutamente di Demi Moore in Ghost di Jerry Zucker. E chi non ha iniziato a dire “Idem” invece di “Ti amo” da allora. Un amore giovane e appassionato (splendida e sensualissima la scena del vaso con Unchained Melody di sottofondo) può essere stroncato da una rapina che appare casuale. Ma non muore: se è abbastanza forte, lui (Patrick Swayze) troverà il modo di rimanere, come fantasma, magari con l'aiuto di Whoopi Goldberg. Storia semplice e struggente, ben raccontata dallo sceneggiatore Bruce Joel Rubin.

Pretty Woman (1990): Garry Marshall è uno che quando si parla d'amore non guarda in faccia a nessuno. Non va per il sottile e in questa favola moderna prende Cenerentola e invece di farle fare la sorellastra sguattera, la fa diventare una prostituta simpatica e con 180 centimentri di gambe (Julia Roberts se ne vanta in una scena in vasca). Lui non è il principe azzurro, ma un ricco smantellatore d'aziende alla Gordon Gekko e al cavallo bianco preferisce la limousine bianca. Divertente, dolce e ben ritmato, una bella colonna sonora, ottimi comprimari: non manca niente.

Harry ti presento Sally (1989): per la generazione di chi scrive è forse il film d'amore per eccellenza. Dissacrante e umanissimo, ha nel cast persino la principessa Leila di Star Wars (Carrie Fisher). Ma a tenere la scena c'è Billy Cristal, divertentissimo e cinico nella parte del disilluso Harry, che smonta ogni romanticismo e discute con l'amica Sally (Meg Ryan) per anni su ogni tipo di amore e storia. Sembrano uniti da un sodalizio solidissimo che mai diventerà amore. Sbagliato, un po' come nel bel Dieci inverni di Valerio Mieli con Isabella Ragonese e Michele Riondino, quando certi sentimenti bussano, prima o poi devi aprire. E lo faranno anche Harry e Sally, ma non prima che lei abbia simulato (alla grande, va detto) un orgasmo in un ristorante.

Bonnie and Clyde

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