Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 16 febbraio 2013 alle ore 09:58.
Un cinegiornale dei primi anni Sessanta e l'omaggio alla canzone italiana di Caetano Veloso e Stefano Bollani; la statua dedicata a Mike Bongiorno e il premio alla carriera a Pippo Baudo; Luciana Littizzetto che si veste prima come Nilla Pizzi, poi come Caterina Caselli con tanto di «casco d'oro» ma soprattutto i big che re-interpretano i classici di 63 anni di kermesse.
Il Festival si autocelebra nella serata intitolata «Sanremo Story» che, per chissà quale sopraffino ragionamento degli autori, è la stessa che premia il vincitore della sezione Giovani: si tratta di Antonio Maggio con «Mi servirebbe sapere», piazzatosi d'avanti a Renzo Rubino, cui è andato il riconoscimento della critica, i Blastema e Ilaria Porceddu. «Primo Maggio!», ha gridato la Littizzetto al momento della proclamazione, tenendo fede a una promessa che aveva fatto in diretta al ragazzo non nuovo alla ribalta televisiva. Nel 2008, infatti, vinse la prima edizione di X-Factor con gli Aram Quartet, gruppo del quale si sono perse presto le tracce. La premiazione è la prima ad avere luogo con il nuovo regolamento del Festival «riformato» da Fabio Fazio, in virtù del quale il potere decisionale è equamente distribuito tra il televoto e la giuria di qualità presieduta da Nicola Piovani. Stasera il format dovrà passare l'esame del concorso dei Big. Tornando ai Giovani, il premio per il miglior testo è andato agli eliminati Il Cile per «Le parole non servono più».
Boom di ascolti
Sono stati 13 milioni 36 mila, pari al 47.55% di share, i telespettatori che hanno seguito la prima parte. La seconda parte ha avuto 6 milioni 597 mila con il 52.68%. La media è stata pari a 11 milioni 538 mila spettatori con il 48.17%.
Amarcord tra Mike e Pippo
Il tratto distintivo della serata di ieri è stato in ogni caso la nostalgia, con il gioco dell'Amarcord che ha percorso la rilettura dei brani che hanno segnato la storia di Sanremo da parte dei Campioni e autentici omaggi alle leggende del Festival. Fazio si è concesso un'escursione fuori dal teatro per l'inaugurazione del monumento a Mike Bongiorno e poi ha omaggiato Pippo Baudo che sta al Festival della canzone come Cavour all'Italia. Inevitabile il rosario di aneddoti sul passato, divertente la versione di «Una ragazza in due» dei Giganti, con Lucianina a fare la parte della ragazza, proprio lei che fu introdotta all'Ariston per la prima volta dal Pippo nazionale. Come ormai da schema collaudato, la Littizzetto ha fatto da controcanto al racconto, già dal look, volutamente vintage con riferimenti agli anni Cinquanta di Nilla Pizzi, ai Sessanta di Caterina con tanto di parrucca caschetto («Mi sento a mio agio come Giovanardi su un carro del gay pride», ha detto). Ritorno all'Ariston anche per «i figli di» Rosita Celentano, Paola Dominguin, Gianmarco Tognazzi e Danny Quinn che hanno ironizzato sull'edizione piena di gaffe che condussero nell'89.
Gualazzi improvvisa su Elisa, Elio ospita Siffredi
La serata dell'omaggio alle canzoni del passato ha permesso ai Big di esibirsi senza troppi patemi, togliendosi magari anche qualche soddisfazione. Si guardi al caso di Raphael Gualazzi che ha trasformato in un jazz in 5/4 «Luce (Tramonti a Nordest)» di Elisa. Buone le prove di Malika Ayane che, inventandosi ballerina, ha giocato con «Che cosa hai messo nel caffè», dei Marta sui tubi che, con la guest star Antonella Ruggiero, hanno swingato su «Nessuno», di Simona Molinari con Peter Cincotti e il maestro della chitarra jazz Franco Cerri con «Tua». Marco Mengoni se l'è vista con un'attualizzazione di «Ciao amore ciao», ma ancora una volta performance straordinaria per Elio e le Storie Tese che, travestiti da nani e imbracciando strumenti in miniatura, si sono cimentati con una trascinante versione di «Un bacio piccolissimo».
Guest star d'eccezione, stavolta, il pornodivo Rocco Siffredi che ha letto Jacques Prevert e dispensato consigli sull'ars amandi nel corso del pezzo. Chiara ha fatto il suo sul bell'arrangiamento di «Almeno tu nell'universo», Max Gazzè non ha convinto troppo su «Ma che freddo fa». Da dimenticare l'improbabile duetto gridato tra Annalisa ed Emma, le due starlette degli «Amici» di Maria De Filippi che hanno eseguito «Per Elisa» senza capirci molto. Non male gli Almamegretta che - senza Raiz, assente per rispetto dello Shabbat ebraico, e con James Senese al sax - hanno proposto una versione reggae-rap del «Ragazzo della via Gluck» (cambiando un verso della canzone in «Forza Crozza made in Italy») fino a concludere con un provocatorio «Lasciate crescere l'erba» lanciato da Marcello Coleman, voce del gruppo facente funzione. Grande regista dell'operazione nostalgia, Mauro Pagani che ha curato buona parte degli arrangiamenti.
Match Brasile-Italia tra Veloso e Bollani
Pagine di grande intensità quelle regalate da Caetano Veloso e Stefano Bollani. Il «cantor bahiano» è una leggenda della musica. Due i brani, il must «Você é linda» e «Piove (Ciao ciao bambina)», interpretata secondo la lezione del suo nume tutelare Joao Gilberto. Stefano Bollani è un funambolo del pianoforte, un virtuoso di fama internazionale che riesce a non prendersi sul serio come solo i gradi sanno fare. Ieri ha dato prova del suo talento nell'improvvisazione con il numero delle canzoni a richiesta del pubblico, salutate dalla standing ovation dell'orchestra. Magie che chi lo ha visto in concerto conosce. I due insieme hanno riletto «Come prima» in quello che forse è stato il momento più alto di «Sanremo Story». Oggi sapremo chi vince. Ieri ha vinto la musica.
©RIPRODUZIONE RISERVATA