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Questo articolo è stato pubblicato il 17 febbraio 2013 alle ore 08:20.

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Gli aforismi di Mario Vassalle si collocano in questa scia. Sono costruttivi e antinichilistici, in netta controtendenza rispetto alla stragrande maggioranza della tradizione aforistica contemporanea («Si può non essere di moda, perché si appartiene al passato o al futuro»). Essi sono tasselli di un'indagine in corso, a cui ogni testo porta il proprio contributo di conoscenza. In un proprio volume teorico (Sintesi. Una visione d'insieme della realtà umana, 2011) Vassalle aveva propriamente definito gli aforismi «i mattoni con cui si costruisce un sistema di pensiero», con i quali si procede appunto «dal mattone all'edificio».
Chiudo con le ironiche ed epigrammatiche Galline del ticinese Aurelio Buletti (1946), che non possono non ricordare le meravigliose Galline pensierose di Luigi Malerba. Due coppie di battute: «Alla base di tutto sta il gallo». seconda gallina «Credevo stesse al vertice»; «Da dove veniamo? Perché esistiamo?" seconda gallina «Ab ovo. Pro ovo».
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i libri di cui si parla
Antonio Porchia, Voci, a cura di
Fabrizio Caramagna, Genesi Editrice,
Torino, pagg. 84, € 10,00;
Mario Vassalle, Passi Felpati/Hushed
Steps, L'Autore Libri, Firenze,
pagg. 168, € 12,00;
Aurelio Buletti, Galline, Alla chiara fonte editore, Lugano, 2012, pagg. 48, s.i.p.

dubbi e certezze
Mario Vassalle
Sembrerebbe ragionevole proporre che Dio ci ama nella nostra imperfezione più di quanto noi siamo capaci di amarlo nella Sua perfezione.
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Nella scienza, man mano che si scopre di più (invece di essere colpiti dalla straordinaria meraviglia di quello che si trova) si perseguono i dettagli, assorbiti nello sforzo di capire. O meglio nello sforzo di essere noi a scoprirli.
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Se non si è miopi, la scienza ci avvicina a Dio, perché le scoperte ci permettono una migliore comprensione della Sua straordinaria creazione.
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Il gioiello della creazione di Dio è la mente umana: senza la mente umana, il creato non avrebbe spettatori degni di questo nome. Ma senza un pubblico, a che servirebbe lo spettacolo?
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Nelle scienze, si analizzano "obiettivamente" fenomeni di straordinaria complessità come se si trattasse delle cose più ovvie di questo mondo. L'idea che questi fenomeni riflettano l'opera di Dio viene considerata come un'astrazione non-scientifica. Eppure è proprio la scienza che ci insegna che dal nulla non viene nulla.
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Nel nostro rapporto col Creatore, la logica pone le domande e le emozioni provvedono le risposte. Le difficoltà cominciano quando sono le emozioni a porre le domande, dal momento che la logica è incapace di provvedere le risposte. Semplicemente la mente umana non è abbastanza acuta per intendere la mente di Dio.
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Prestiamo a Dio gli attributi della nostra umanità per sentirci più vicini alla sua divinità.
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È necessario per noi intuire Dio piuttosto che conoscerlo, dal momento che siamo incapaci persino di guardare direttamente il sole senza esserne accecati.
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Al contrario della religione, la scienza non predica. La spiegazione è che la scienza studia l'uomo qual è, e la religione cerca di ispirarlo a essere migliore. Ma, soprattutto, la prima studia la fissità del corpo, e la seconda vuole strutturare la malleabilità dello spirito. Vuole coltivarne la forza, cosicché gli impulsi animali e un miope egoismo non oscurino la necessità della presenza di Dio.
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L'evoluzione potrebbe
essere il processo con cui Dio gradualmente perfeziona la Sua creazione; o le permette di adattarsi in maniera flessibile a nuove
condizioni.
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Dio e la scienza. La scienza dimostra l'improbabilità di certe favole e tradizioni umane, e rivela gli straordinari miracoli che Dio ha profuso nella natura.
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La fede religiosa afferma l'esistenza di Dio e la scienza ne provvede le prove. Prove irrefutabili, piene di bellezza e seduzione nel loro ordine e varietà, e straordinarie nella loro complessità e ingegnosità.
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Non credere in Dio è un atto di fede dal momento che nessuno ha mai dimostrato che Dio non esiste. Inoltre, è una fede cieca perché non vede le meraviglie dell'opera divina.
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Nessun sistema filosofico diventerà mai una religione, perché la logica (al contrario delle emozioni) è incapace di comunicare con Dio.
Antonio Porchia
Dio mio, non ho quasi mai creduto in te,
ma ti ho amato sempre.
***
Le piccole cose sono
l'eternità, e il resto,
tutto il resto,
il breve, il molto breve.
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Il male di non credere
è credere un po'.
***
Nulla non è solo nulla.
È anche il nostro carcere.
Chi non sa credere, non dovrebbe sapere.
Le certezze si raggiungono solo a piedi.
***
Sono un abitante, ma di dove?
Il non saper fare seppe fare Dio.
***
L'uomo vorrebbe essere un dio, senza la croce.
***
L'umanità, non sa ormai dove andare, perché nessuno l'aspetta: nemmeno Dio.

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