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Questo articolo è stato pubblicato il 28 febbraio 2013 alle ore 22:17.

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Vi hanno raccontato un Lucio Dalla originale interprete della canzone d'amore e appassionato ritrattista di un'umanità di periferia. Vi hanno detto la verità, ma non tutta la verità: il cantautore bolognese scomparso un anno fa ha declinato con eccezionale ironia anche temi come politica, economia e persino finanza. Ve ne diamo prova in dieci brani.

L'operaio Gerolamo, 1973
Brano tratto da «Il giorno aveva cinque teste», album dal sapore progressive che segna l'inizio della collaborazione con il poeta Roberto Roversi, «L'operaio Gerolamo» racconta con un tono un po' enfatico di un manovale evidentemente meridionale che, per portare i soldi a casa, gira l'Europa in treno, tra Torino, la Germania, la periferia di Parigi, Milano, una mescita di vino, una baracca, la veglia per un collega morto («un povero italiano/ il mio amico Luigi»). Finale tragico: «Povero operaio, povero pastore, povero contadino/ s'alza il sole sui monti e sono morto e sotterrato./ S'alza il sole sui monti/ e un altro al mio posto è già arrivato».

La Borsa Valori, 1975
Altro testo di Roversi, tratto dall'album «Anidride Solforosa». Altro inarrivabile pezzo di bravura: su un accompagnamento vagamente funky, il Lucio nazionale canta scat, alla maniera dei grandi interpreti jazz, liriche che altro non sono altro che il bollettino di una giornata a Piazza Affari negli anni Settanta: «Alimentari: Alimont/ meno cinque/ o cinquanta. Così!/ Buton/ ahi! Meno dieci./ Bon. Ferraresi/ Motta/ Eridania/ Zuccheri Roma/ quarantacinque più». Effetto straniante sulle prime, irresistibilmente comico più avanti. Da applausi.

Mela da scarto, 1975
Il tema delle condizioni di vita in carcere non era evidentemente moneta corrente, a metà degli anni Settanta. Il tandem compositivo Dalla-Roversi, però, viaggiava in controtendenza: «Mela da scarto» parla di un carcere. E non di un carcere qualsiasi: quello minorile di Ferrante Aporti, «Ferrante Aporti di Torino, Torino che è in Piemonte,/ laddove c'è un monte/ che porta alla luna». Qualche reato comune, motivato dalla miseria, e ci si arriva: «Dovevo starci tre mesi/ invece è passata una vita/ e la mia storia non è ancora finita». Ma la speranza, per gli antieroi di Dalla, è sempre l'ultima a morire.

Intervista con l'Avvocato, 1976
«Automobili», ultimo lavoro a quattro mani con Roberto Roversi (che per dissenso più avanti ritirerà la firma) si apre con la leggendaria «Intervista con l'Avvocato». L'avvocato è ovviamente Gianni Agnelli, cui si rivolge un preparatissimo giornalista del «Manchester Guardian» che lo interroga. Su cosa? Sulla Fiat: «L'auto è in crisi profonda», già nel 1976. Fenomenale ed esilarante il numero in cui il Dalla-Avvocato rispondeva in stile scat.

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