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Questo articolo è stato pubblicato il 03 marzo 2013 alle ore 15:00.

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«Caro direttore, sono un'impiegata in "Cassa Integrazione straordinaria in deroga" dal 18 giugno 2012 a oggi. Dal mese di settembre dell'anno scorso sono in attesa della integrazione Inps, ho inviato mail, sono andata personalmente, ho informato il mio datore di lavoro, il sindacato, la Regione, lo stesso Istituto, nessuno risponde alle mie domande. Finisco con arrabbiarmi demotivata perché ti fanno sentire un nulla... certo è che se tornassi indietro, non penserei a laurearmi con il massimo dei voti, a fare master e altro togliendo soldi ai miei poveri genitori, e a rinunciare alla maternità per mantenermi questo misero lavoro. Un lavoro da impiegata sottopagata ora anche in Cassa Integrazione. Ho paura di finire per strada a chiedere l'elemosina, ho paura della povertà perché significa sporcizia, malessere fisico, umiliazione, indignazione, sofferenza dentro. Ti senti uccidere... rimpiango i sogni persi e non realizzati ma la forza interiore non la perderò mai».

Questa lettera è firmata da M. A., si definisce «cittadina del Sud d'Italia». La sua paura dignitosa è quella di un Paese smarrito con tre milioni di disoccupati, dove i giovani hanno perso la speranza di trovare un lavoro e molti, troppi, temono di perdere quello che hanno.
Una paura che viene da lontano ma diventata contagiosa negli ultimi mesi per l'ostinata incapacità di ascoltare da parte di quel governo tecnico che ha fatto tante cose (alcune buone) ma si è dimenticato di quella più importante. Questo Paese smarrito ha bisogno subito di un governo nel pieno dei poteri che spezzi la spirale perversa della paura restituendo fiducia ai suoi giovani e ai tanti che dalla sera alla mattina scoprono di essere diventati nulla.

Giorgio Napolitano, ricordando in pubblico un paio di anni fa Antonio Giolitti, nipote di Giovanni, tra i pochissimi comunisti dell'epoca a condannare i carri armati in Ungheria e a passare tra i socialisti salvo poi rompere con Bettino Craxi e lasciare la politica attiva nel '92, cita un passo di Lettere a Marta dello stesso Giolitti ed esorta chi fa politica nella sinistra a leggerlo per capire che cosa sia «un'alternativa di governo credibile, affidabile, praticabile». La paura è contagiosa e va debellata in fretta, la sinistra acciaccata e tutti i partiti vecchi e nuovi devono saperlo fare e devono partire da quei dialoghi tra Giolitti e la nipote e dalla nuova (terribile) emergenza che è il lavoro. Napolitano farebbe bene a ricordarglielo.
roberto.napoletano@ilsole24ore.com

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