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Questo articolo è stato pubblicato il 14 marzo 2013 alle ore 08:14.

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Sudare coi libri
La fascia non diede però i miglioramenti sperati. C'erano sì piccoli progressi – le Milf non mi sorpassavano più e anzi, si lasciavano superare scoccando sguardi famelici – ma più blandi di quanto avessi sperato. Se non era la fascia, poteva essere la musica in cuffia l'origine dei superpoteri podistici?

Fino ad allora avevo sempre detestato correre con la musica nelle orecchie. La colonna sonora delle mie corse era l'unica traccia suonata dalla natura: il canto degli uccelli, lo stormire del vento, il mio respiro ansimante, la ritmica battuta dei piedi sul terreno. Portare la musica in quello scampolo di pace mi sembrava paradossale. Ma dovevo tentare. Provai prima con i Queen, poi con i Coldplay, persino con i Beatles, ma le prestazioni non aumentavano. Invece la sensazione di correre in una bolla che mi isolava dal resto del mondo, sì. Durante una sessione mattutina vidi una ragazza che leggeva, accoccolata su una panchina al sole. Fumava e sfogliava assorta le pagine del suo libro. Lei sì che sapeva godersi la vita, altroché. Come sarebbe stato bello unire il piacere della lettura a quello della corsa, leggere e correre insieme…

Un momento: leggere e correre insieme? Ma certo! Con un audiolibro in cuffia si poteva fare. Finalmente "sudare sui libri" non sarebbe stata soltanto una metafora da studenti secchioni, finalmente avrei potuto tornare in forma e colmare le mie voraginose lacune in un colpo solo. E sull'Apple Store (o nel sito www.classicipodcast.it), ad aspettarmi, c'era una vera e propria biblioteca: Anna Karenina, David Copperfield, Il maestro e Margherita, I promessi sposi…

Ho cominciato con Anna Karenina, che avevo letto da adolescente, mettendoci così tanto a finirlo che l'avevo iniziato da single e finito da fidanzato in casa, passando così dall'ammirazione incondizionata per Vrònskij alla totale solidarietà con Karenin.

Kilometrica Karenina
Anna Karenina in podcast è diviso in quattro parti. La prima parte dura 3 ore e 18 minuti, la seconda 3 ore e un minuto, la terza 2 ore e 50, la quarta 2 ore e 26 per un totale di 11 ore e 35. Calcolando una media di 6 minuti a chilometro siamo sui 10 all'ora, per cui penso di aver fatto sui 115 chilometri in compagnia di Tolstoj. Ho coperto questa distanza in circa due settimane di allenamento (con dei giorni di riposo), due settimane al termine delle quali ho finito l'audiolibro e perso un paio di chili.

Quando il mio allenamento si è fatto più impegnativo, il romanzo si è messo a correre al mio fianco. Ora trovavo stupefacenti rispondenze tra i picchi drammaturgici di Tolstoj e il tracciato del percorso. Una scena particolarmente angosciosa come la morte di Nikolaj, il fratello di Levin, che nel romanzo procede con una tensione insostenibile per due capitoli, ha coinciso con la mia più grave crisi in salita. Per superarla recitavo tra me la preghiera che Levin innalza a Dio: «Fa', se tu esisti, che quest'uomo guarisca, e tu salverai lui e me! Fa', se tu esisti, che quest'uomo guarisca…».

Ma quando il moribondo si contorce nel suo giaciglio e afferra la mano del fratello implorando «Non andartene!», la gola mi si è seccata, il respiro mozzato e le gambe sono state sul punto di cedere. All'ultimo tornante, quando il malato trova la pace eterna, i polmoni mi scoppiavano dentro al petto, e io ho creduto davvero di morire con lui…

Ma ecco che attraversando di corsa le scene liete del romanzo, come i preparativi di matrimonio tra Kitty e Levin, nel parco cani festosi rincorrevano i bastoni lanciati dai padroni, bambini volteggiavano allegri sulle giostre, e il mio cuore traboccava di gioia. Allora, mentre Levin aspettava la sua camicia pulita e la folla in chiesa aspettava lui, io correvo leggero, quasi eccitato, al fianco dello sposo trafelato che con la sua camicia pulita si precipitava alla cerimonia…

Un pomeriggio, mentre seguivo Vrònskij in divisa di gala che galoppava sulla sua cavalla Frou-Frou, ricordo di essere passato davanti al maneggio proprio mentre i ragazzi della scuola di equitazione lanciavano i loro cavalli oltre gli ostacoli… Quella cavalla nervosa doveva essere la Diana di Kuzòvlev e l'altro cavallo che la superava d'impeto era di certo Gladiator, lo stallone baio di Machòtin…

Dopo due settimane di questo delirante circuito podistico-letterario, Anna Karenina volgeva al termine. E con lei l'estate romana. Villa Ada ha iniziato a ingiallire, il sole a tramontare prima sul laghetto, le piogge hanno bagnato il fieno dei cavalli, e i k-way colorati hanno picchiettato il verde scuro del parco.

Anna e Vrònskij ora non si amavano più come un tempo, avevano viaggiato per l'Europa come una ricca coppia annoiata, avevano trascorso polverose estati a Mosca e gelidi inverni in provincia, circondati dalla solitudine o dalla sfrenata mondanità. E ora, proprio quando io ero sceso sotto la soglia dei 5'/km, passavano intere giornate a detestarsi, o peggio, a ignorarsi. Finché una domenica, mentre mi allacciavo una scarpa su una panchina, Anna è finita sotto un treno. E io allora ho fatto un ultimo giro del parco, correndo più veloce che potevo, con la fascia nera al braccio. Portavo il lutto per lei.

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