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Questo articolo è stato pubblicato il 17 marzo 2013 alle ore 08:30.

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In secondo luogo, ma non secondariamente, occorre riconoscere l'acribia filologica con cui sono trattati qui i testi odeporici. Sul discrimine di una «letteratura grigia», come dicono i prontuari di biblioteconomia, Clerici porta l'esattezza di un'inchiesta metodologicamente sorvegliata. Alla costitutiva instabilità morfologica che caratterizza molti reperti, appunti preliminari, stesure su periodico o per tramite di lettere private, revisioni intervenute a distanza di anni, curatele di soggetti diversi dall'autore, egli oppone la precisione dell'umanista, che anzitutto intende preservare l'integrità del testo. Anche per questo – spiega – i suoi volumi non possono essere intesi come «una rassegna di belle pagine», più o meno abilmente resecate dal tessuto originario, ma in quanto compendio che accoglie «interi paragrafi, capitoli, parti dell'opera senza omissioni». Il lettore amatoriale se ne faccia una ragione: è tutto lavoro a profitto del viaggio, della sua purezza resocontistica, di una verità relativa che non va dispersa.
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Scrittori italiani di viaggio (1861-2000), a cura e con un saggio introduttivo
di Luca Clerici, Mondadori, Milano, pagg. CXVII - 1.812, € 65,00;
(I volume, 1700-1861, Mondadori, Milano, pagg. CXLVIII - 1.732, € 65,00)
Ricciarda Ricorda, La letteratura
di viaggio in Italia. Dal Settecento
a oggi, Editrice La Scuola, Brescia,
pagg. 408, € 22,00
Paola Montefoschi, Il mare al di là
delle colline. Il viaggio nel Novecento letterario italiano, Carocci, Roma,
pagg. 272, € 27,00

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