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Questo articolo è stato pubblicato il 22 marzo 2013 alle ore 07:18.

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(Corbis)(Corbis)

«Please Please Me», primo album dei Beatles, compie oggi cinquant'anni. Un instant album, se consideriamo che fu inciso in sole nove ore e 45 minuti. «Di base si tratta di rock and roll, ma meno formale e leggermente più inventivo», scriverà qualche mese dopo l'uscita il «New York Times Magazine». A distanza di mezzo secolo, tocca dire che si tratta di un pezzo fondamentale di storia della musica e della cultura popolare. Lo celebriamo a modo nostro, raccontandovi aneddoti e curiosità su ogni canzone.

I Saw Her Standing There
In principio i Fab Four erano una live band di rock and roll. Non c'è da stupirsi allora se il loro primo 33 giri parte come fosse un concerto al Cavern Club: «One-Two-Three-Four», grida Paul McCartney al microfono aprendo le «danze». Perché «I Saw Her Standing There» è un rock and roll adrenalinico che racconta proprio una festa da ballo tra adolescenti. Il pezzo è tutto di Paul: lo capisci dal fatto che è sua la voce principale (nei Beatles ciascuno cantava il «suo», quasi sempre). Lo capisci anche dalla melodia accattivante e dal giro di basso ossessivo che rappresenta l'impalcatura della canzone. John Lennon infila una manciata di parole nel testo, quelle giuste per rendere il brano molto di più di un accessorio per teenager. Paul cominciava scrivendo: «Beh, lei aveva solo 17 anni». John aggiunse: «Tu sai cosa intendo…». Farfallone amoroso!

Misery
Lennon da ragazzino alternava senso di onnipotenza a pessimismo cosmico. La seconda traccia del disco indugia su quest'ultimo: «Misery» è una dichiarazione di autocommiserazione di un lui che ha perso una lei. «Il mondo mi tratta male/ misericordia!». Quadretto degno di Charlie Brown. Sul piano musicale, il pezzo è una ballad dal sapore doo-wop con le voci di John e Paul che si sposano meravigliosamente. Finezza non da poco il riff di piano aggiunto dal «grande vecchio» George Martin.

Anna (Go To Him)
Arthur Alexander all'inizio degli anni Sessanta era il cantante sentimentale che piaceva ai rocker più svegli. Fa fede la venerazione che un certo Mick Jagger nutriva nei suoi confronti. Lennon non faceva eccezione: la terza traccia di «Please Please Me» era la sua «Anna», ballata soul sul tema del sedotto e abbandonato: «Ragazza, prima che tu vada/ voglio che tu sappia/ che ti amo ancora tanto/ ma se lui ti ama di più/ va' con lui». Prima «restituiscimi l'anello», poi «ti lascerò libera». Se incontrate qualcuno che dubita delle doti canore di Zio John, prendetelo per l'orecchio e fategli ascoltare «Anna».

Chains
Siccome i Beatles erano uno di quei gruppi in cui «tutti contano e tutti cantano», pure George Harrison, all'epoca appena ventenne e non ancora autore, doveva avere la sua bella ribalta. Gli fu affidata «Chains», pop song orecchiabile composta dall'accoppiata vincente del Brill Building Gerry Goffin-Carole King e portata al successo un anno prima negli Usa dalle Cookies. I Beatles la fanno propria con il riff d'armonica iniziale di John, marchio di fabbrica del primo periodo. George non sembra convintissimo (l'intonazione oscilla pericolosamente) ma Paul - che, in seconda voce, sale fino al soffitto - vale il prezzo del biglietto. Non è un caso se il pezzo comparirà poco nelle esibizioni live dei quattro.

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