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Questo articolo è stato pubblicato il 24 marzo 2013 alle ore 08:24.

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Nel dicembre 1946 Camus fu invitato dai padri domenicani a parlare nel loro convento parigino di Latour-Maubourg. Il testo di quella conversazione, pubblicato poi nell'edizione delle sue opere nella «Pléiade», si concludeva con queste parole molto significative: «Il mondo di oggi chiede ai cristiani di rimanere cristiani. L'altro giorno, alla Sorbona, rivolgendosi a un oratore marxista, un prete cattolico diceva in pubblico che anche lui era anticlericale. Bene: non amo i preti anticlericali, come non amo i filosofi che si vergognano di se stessi. Perciò non cercherò di farmi cristiano davanti a voi. Spartisco con voi lo stesso orrore del male. Ma non spartisco la vostra speranza, pur continuando a lottare contro questo universo in cui dei bambini soffrono e muoiono». È proprio sulla scia di tali parole che si comprende un'altra confessione di questo straordinario «Gentile»: «Come essere santi senza Dio: è questo il solo problema concreto che io conosca».
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