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Questo articolo è stato pubblicato il 29 marzo 2013 alle ore 12:08.

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Valtellina e vino, un binomio tutto lombardo che va avanti da secoli e che ha portato a realizzare, lungo una quarantina di chilometri della sponda retica del fiume Adda, una successione di vigneti terrazzati, di tale fascino e bellezza, da candidarli al riconoscimento del Patrimonio Mondiale UNESCO.
L'importanza dei vigneti terrazzati non è solo agricola, economica e paesaggistica, ma anche in termini di tutela e difesa del territorio, perchè il mantenimento e la manutenzione degli stessi rappresentano il metodo più efficace per combattere il rischio frane, sempre presente nel nostro paese.

La viticoltura in Valtellina, citata già da Leonardo da Vinci e poi da Carducci, è definita come eroica, per la fatica e le difficoltà che comporta, perchè i vigneti sono spesso letteralmente incuneati tra le rocce, perchè praticamente ogni lavoro nel vigneto va effettuato manualmente: sudore e fatica che solo la grande passione e l'amore per la propria terra riescono a giustificare.
Valtellina vuol dire Nebbiolo, vitigno nobile ed elegante, localmente chiamato Chiavennasca, che qui trova le sue condizioni ideali.
Essendo una cultivar a maturazione tardiva, ha infatti la possibilità di beneficiare delle forti escursioni termiche tipiche dell'autunno valtellinese, autunno con tanta luce e notti fredde, che aiutano moltissimo nell'ottenimeto dei profumi nel vino.
Fra la quarantina di case vinicole valtellinesi, oggi presento Aldo Rainoldi e Sandro Fay, simbolo anche di quel ringiovanimento e rinnovamento della viticoltura valtellinese che negli ultimi anni ha portato sia alla nascita di nuovi e giovani produttori, sia al ricambio generazionale in case vinicole già presenti da tempo sul territorio.

Aldo Rainoldi - Chiuro
Tipico esempio di azienda familiare che di generazione in generazione si consolida, cresce e si sviluppa. Fondata nel 1925 da Aldo Rainoldi, ultimo di 9 fratelli, portata avanti con grande successo dal figlio, Peppino, che ha avuto il grande merito di essere fra i primi a portare il vino valtellinese nel mondo, è ora condotta, sempre sotto il vigile occhio di Peppino, dal nipote Aldo.
I vigneti di proprietà ammontano a circa 10 ettari, che, anche grazie all'aggiunta di uve acquistate dai propri conferitori, consentono di produrre circa 190.000 bottiglie all'anno, ripartite su quindici diverse etichette, dodici di vini rossi, due di bianchi e uno spumante rosè brut.
Ho assaggiato il Sassella Riserva 2007 e il Fruttaio Cà Rizzieri 2009, di cui parlo di seguito, etichette simbolo della casa vinicola.

Fruttaio Ca' Rizzieri 2009 – Sfursat di Valtellina DOCG
Vino passito rosso secco. Nebbiolo (Chiavennasca ) in purezza.
La vendemmia è stata ad inizio ottobre. I grappoli sono appassiti su graticci nel fruttaio Cà Rizzieri, a 500 m di altitudine, beneficiando di un clima asciutto e ben ventilato.
Vinificazione a metà dicembre, a cui segue una maturazione in barriques nuove per 15 mesi. Estremamente importante l'affinamento in bottiglia per almeno 12 mesi.
Il colore è rosso granato, le percezioni al naso sono complesse ed intriganti al tempo stesso. Non mancano il floreale, come la violetta, i frutti rossi e le spezie, per poi passare al caffè, alla tostatura e persino a cannella e forse liquirizia. Lasciandolo ossigenare l'evoluzione è continua e ci fa incontrare sempre nuovi sentori.
In bocca, seppur ancor un po' giovane, ne percepiamo subito la rotondità e la pienezza, profondamente armonico, è un vino estremamente persistente.
L'equilibrio tanninico, la buona acidità facilitano il desiderio di passare ad un altro bicchiere.
Interessante sarebbe assaggiarlo nel suo decennale, 2019, per scoprirne le evoluzioni.
Prezzo in enoteca: 35-40 €

Sandro Fay – San Giacomo di Teglio
Sono molto affezionato a quest'azienda, perchè il mio primo incontro con il vino valtellinese è stato tanti, tanti anni fa proprio con una bottiglia di Fay, il Valgella Carteria.
E' stata fondata nel 1973 da Sandro, a cui negli anni si sono affiancati i figli Elena e Marco. Ora i ruoli si sono un po' invertiti: la gestione è dei figli, con Sandro come battitore libero che funge da supervisore.
I 13 ettari di vigneto sono quasi tutti concentrati nella sottozona Valgella, in passato nota soprattutto ai consumatori svizzeri. Le etichette sono 7, per un totale annuo di circa 70.000 bottiglie prodotte.
Due sono principalmente i concetti alla base del lavoro di Marco, laureatosi enologo a Milano.
In primo luogo ha diversificato la produzione non in base alle sottozone ma alle altezze dei vigneti, (bassi, intermedi ed alti), principale elemento caratterizzatore, in quanto determinante per i tempi di maturazione dell'uva e per le proprietà dei grappoli ottenuti.

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