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Questo articolo è stato pubblicato il 04 aprile 2013 alle ore 19:45.

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Scarlett Johansson in una scena di HitchcockScarlett Johansson in una scena di Hitchcock

Alfred Hitchcock rivive sul grande schermo: Anthony Hopkins veste i panni del maestro del brivido in «Hitchcock», la pellicola più attesa tra le uscite di questo weekend, incentrata sulla lavorazione di «Psycho», uno dei capolavori dell'autore inglese, la cui produzione nel 1960 venne guardata con grande scetticismo. Diretto da Sacha Gervasi il film prende spunto dal testo di Stephen Rebello «Come Hitchcock ha realizzato Psycho».

Più che un semplice biopic, «Hitchcock» è un film sull'ossessione del protagonista per le donne della sua vita: dalle tante attrici che ha diretto (particolarmente interessante il rapporto con Vera Miles) alla moglie Alma Reville, sua abituale collaboratrice, con cui visse un momento conflittuale nel corso della lavorazione di «Psycho».

Il rapporto tra i coniugi Hitchcock è raccontato, con dovizia di particolari, come un giallo che svela soltanto nella conclusione l'articolato intreccio narrativo. Gervasi indugia eccessivamente sui personaggi di contorno (il fantasma di Ed Gein o lo sceneggiatore Whitfield Cook, presunto amante di Alma Reville, in primis) ma nel complesso il suo film riesce a convincere. Qualche calo di sceneggiatura verso la conclusione non intacca l'ottima performance di Anthony Hopkins e del resto del cast: brave Helen Mirren (Alma Reville) e Scarlett Johansson (Janet Leigh) oltre al poco conosciuto James D'Arcy, straordinariamente somigliante all'introverso Anthony Perkins.

Attore meno elegante di Hopkins, ma altrettanto efficace, è Sylvester Stallone, protagonista di «Jimmy Bobo» di Walter Hill. L'ex «Rambo» interpreta un killer professionista che, dopo aver visto uccidere il suo compagno d'affari, si troverà costretto ad allearsi con un poliziotto per potersi vendicare.
A undici anni di distanza da «Undisputed» (2002), Walter Hill si ripresenta dietro la macchina da presa con una pellicola che omaggia gli action-movie degli anni '80. Il regista de «I guerrieri della notte» (1979) sembra essere tornato ai tempi del suo «48 ore» (1982), ironico poliziesco con Nick Nolte ed Eddie Murphy, come se il mondo del cinema si fosse fermato a quella data: «Jimmy Bobo» non guarda nostalgicamente a quel filone, come invece ha fatto lo stesso Stallone ne «I mercenari» (2010), ma ne riprende in toto gli stilemi registici e narrativi, a partire dalla multietnica coppia di eroi.

Particolarmente evidenti i limiti di un'operazione di questo tipo, frettolosa nella realizzazione e totalmente prevedibile in ogni "colpo di scena".
Accanto a Stallone, il coprotagonista è Sung Kang, nuova stella dell'action che, dopo le apparizioni in «Die Hard-Vivere o morire» (2007) e in «Ninja Assassin» (2009), ritroveremo nel sesto episodio di «Fast & Furious», in uscita nei prossimi mesi.

Infine, da segnalare tra le nuove proposte anche un prodotto d'animazione: «Le avventure di Zarafa» diretto dai francesi Rémi Bezançon e Jean-Christophe Lie. Ambientato nel cuore dell'Africa centrale, il film si apre con l'anziano di un villaggio che racconta ai bambini della comunità la storia dell'amicizia tra il piccolo Maki e Zarafa, una giraffa rimasta orfana, offerta in dono dal Pascià d'Egitto al Re di Francia nel 1827. Disposto a tutto pur di salvarla, Maki s'imbarcherà in un pericoloso viaggio per riportare Zarafa alla libertà e alla sua terra natale.
Sulla scia del successo delle opere di Michel Ocelot (autore di «Kirikù e la strega Karabà» e di «Azur e Asmar»), la coppia di registi Bezançon-Lie cerca di ripeterne la formula ma con esiti decisamente inferiori. Molto curato dal punto di vista visivo, «Le avventure di Zarafa» risulta però debole nella rappresentazione dei personaggi e nei contenuti, che sanno troppo di già visto: nonostante alcuni momenti sinceramente toccanti, resta un film per bambini non troppo pretenziosi.

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