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Questo articolo è stato pubblicato il 06 aprile 2013 alle ore 13:45.

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Con Pedro Almodovar ha giocato da sempre, in una rivalità speculare e complementare. Se l'uno si divertiva a cercare le psicosi, le ossessioni, l'altro voleva il piacere, il sesso, il godimento. Si dividevano ombre e luci, anche se uno sapeva indagare anche nel mondo dell'altro (a proposito di Luna si pensi agli esordi alla fine degli anni ‘70 La chiamavano Bilbao, su un assassino molto particolare, che si collocava in mezzo a Tatuaje, sull'incesto, e a Caniche, addirittura sulla zoofilia). Furono Pedro e Juan José (erano i suoi primi due nomi). con un cinema di rottura e d'amore negli anni ‘80, a liberare la Spagna dal franchismo, a restituire a una nazione allegria e voglia di vivere. A fare in modo che riscoprisse se stessa. Bigas Luna, catalano purissimo, dei due è stato quello più ludico, divertito e divertente. Ecco perché per celebrarne la morte prematura, per un tumore che se l'è portato via a soli 67 anni, bisogna celebrare la vita. E farlo con i suoi film, in cui la raccontava nelle sue pulsioni più primitive, eccitanti e oscure. Perché prima ancora di spogliare i suoi attori, Bigas Luna metteva a nudo i suoi spettatori: nei desideri, nei sentimenti, nei sogni.

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