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Questo articolo è stato pubblicato il 11 maggio 2013 alle ore 14:13.

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La "Tintilia" è un vitigno autoctono molisano, introdotto probabilmente durante il regno borbonico, nella seconda metà del settecento.

Quando alla fine degli anni '60 la viticoltura molisana si spostò dalle zone collinari più interne alle zone pianeggianti litoranee, si puntò prevalentemente sulla quantità, privilegiando vitigni in grado di garantirla, a scapito soprattutto della Tintilia.

Negli ultimi 10-15 anni anche in Molise si è capito l'importanza di ricercare e promuovere la qualità, da qui il lavoro di alcuni agricoltori che hanno fermamente creduto nel recupero della Tintilia, intuendo che avrebbe potuto diventare nel tempo la bandiera dell'enologia del Molise.

Questo rinnovato interesse al vitigno autoctono Tintilia ha portato anche l'Università del Molise a fare delle approfondite ricerche sulla sua genetica, dimostrando che non si tratta di una varietà del vitigno Bovale Sardo, come indicato nel Catalogo Internazionale delle Varietà, ma di una varietà specifica.

Questa voglia di puntare sulla qualità, sulla ricerca e sul recupero delle tradizioni fa ben sperare: non dimentichiamo che la storia della viticoltura molisana è più che millenaria: le sue origini si fanno risalire agli antichi Sanniti, anche se furono i Romani a estendere maggiormente la coltivazione della vite.

Avvicinandosi l'ultima domenica di maggio, tradizionale appuntamento in tutta Italia con la manifestazione Cantine Aperte, ho scelto di raccontarvi di 2 cantine molisane facenti parte del Movimento Turimo del Vino, organizzatore di Cantine Aperte.

Azienda Agricola Cianfagna – Acquaviva Collecroce (CB)
L'azienda è ad Acquaviva Collecroce, comune di neppure mille abitanti in provincia di Campobasso. E' uno dei tre comuni del Molise di origine croata, sorti a seguito di una migrazione avvenuta tra il XV ed il XVI secolo. La lingua, il croato molisano, è štokava-ikava, è tuttora parlata insieme all'italiano.

L'azienda Cianfagna risale al 1860: con Vincenzo, l'attuale proprietario, siamo arrivati alla sesta generazione.

Nel corso degli anni l'azienda si è dedicata prevalentemente alla produzione di olio e cereali, fino al 1999, quando Vincenzo, affiancandosi al papà Pasquale, ha deciso di produrre anche vino, per il quale ha una grande passione.

Gli ettari vitati sono 4, tre a Tintilia ed uno ad Aglianico.

La produzione di bottiglie si attesta intorno alle 15.000-20.000 all'anno, divise su 3 etichette.

Papà Pasquale continua ancora oggi ad aiutare Vincenzo, assistito anche dalla moglie Filomena, specializzata in finanza, che si è fatta trascinare con entusiasmo in quest'avventura.

A Filomena e Vincenzo piace ricordare quando, ancora fidanzati, lei lavorava alla Borsa di Milano, e lui veniva a trovarla periodicamente, e, per non annoiarsi mentre lei combatteva nel modo della finanza, girava per Milano in motorino proponendo i suoi vini a ristoranti ed enoteche.

Ho assaggiato quello che è forse il loro vino di punta, il Sator

Sator – Tintilia del Molise DOC 2009
E' un vino rosso, prodotto da uve Tintilia in purezza. La gradazione è del 14,5 %.
Le bottiglie prodotte nell'annata sono state circa 13.000.

Si è vendemmiato manualmente, a fine ottobre.

Vinificazione in acciaio, estraendo il solo mosto fiore.
Maturazione in cisterne d'acciaio per 18/24 mesi, a cui segue un affinamento in bottiglia per almeno 3 mesi.

L'etichetta racconta una storia, spiegata nella piccola pergamena legata al collo della bottiglia: una sorta di quadrato magico, un'iscrizione in latino, incisa su una pietra di origine templare, ritrovata ad Acquaviva Collecroce, dove vi era un punto di ristoro per i Templari in viaggio.

Le cinque parole di cinque lettere possono essere lette in entrambi i sensi e su ogni lato del quadrato:
Rotas
Opera
Tenet
Arepo
Sator

Una probabile traduzione è: "Il seminatore (SATOR) decide (TENET) i suoi lavori quotidiani (OPERA) ma il tribunale supremo (AREPO) decide (TENET) il suo destino (ROTAS)"

Tornando alla nostra degustazione, il colore è rosso rubino, estremamente intenso.

I profumi sono quelli del sottobosco e dei frutti rossi. Sento prevalere amarena e prugna.

Presente una calda nota alcolica, comunque piuttosto equilibrata.
Di buona persistenza, è indubbiamente elegante e piacevole al retrogusto.
Prezzo in enoteca: 20 Euro

Azienda Agricola Salvatore Pasquale – Ururi (CB)
Ururi è un piccolo comune della provincia di Campobasso, circa 2.500 abitanti, che sono in parte di cultura, lingua ed etnia arbëreshë, ovverosia greco-albanesi.

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