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Questo articolo è stato pubblicato il 26 maggio 2013 alle ore 08:29.

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Se la vecchia fabbrica è morta (ce lo testimonia l'ultimo capitolo dell'antologia, l'emblematico Dismissione di Rea), se con essa è tramontata la cosiddetta classe operaia, non lo è il tema del lavoro, tanto che oggi si discute di manufacturing the future. Complice forse la crisi che genera un senso di precarietà e di scontento, un nuovo impegno accende di passione civile le pagine degli scrittori attivi in questi ultimi anni, produce un punto di vista obliquo sull'orizzonte della nostra attualità e ne mette a nudo difficoltà, rabbia, debolezze.
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il libro
Il libro curato da Giorgio Bigatti e Giuseppe Lupo, Fabbrica di carta. I libri che raccontano l'Italia industriale (prefazione di Alberto Meomartini, introduzione di Antonio Calabrò, apparati bio-bibliografici a cura di Silvia Cavalli, Laterza, pagg. 332, € 20,00) uscirà questa settimana. Il volume, che sarà presentato a Milano il prossimo 29 maggio presso la Libreria Mondadori in Piazza Duomo, alle ore 18, è sponsorizzato da Assolombarda e comprende, tra gli altri, brani di Giovanni Arpino, Nanni Balestrini, Carlo Bernari, Luciano Bianciardi, Libero Bigiaretti, Italo Calvino, Erri De Luca, Franco Fortini, Carlo Emilio Gadda, Giovanni Giudici, Primo Levi, Lucio Mastronardi, Ottiero Ottieri (in questa stessa pagina un brano tratto da Tempi stretti, 1957), Goffredo Parise, Antonio Pennacchi, Ermanno Rea, Vittorio Sereni, Leonardo Sinisgalli, Paolo Volponi.

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