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Questo articolo è stato pubblicato il 02 giugno 2013 alle ore 08:37.

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È evidente in questa trilogia l'animo cristiano, morale, appassionato dello scrittore parigino che morirà nella sua città nel 1979, proclamando: «Colui la cui malattia si chiama Gesù non può più guarire». Questo spirito aveva pervaso la sua vita e l'intera sua produzione letteraria. Concludiamo con una testimonianza intensa che desumiamo dal romanzo del 1958 È più tardi di quanto credi (ed. Massimo 1960), la storia di Bruno, un giovane prete sconvolto dallo spettacolo della sorella Jeanne divorata da un cancro. Ecco, dunque, la sua confessione-professione di fede anche nella tenebra della sofferenza: «Sto zitto, incapace di fornire una spiegazione e una consolazione vera: cosa varrebbero le parole in questa circostanza?... Il Signore è venuto, ma non ha spiegato questi misteri, ha soltanto dato loro un significato. Jeanne, quando da bambino non volevo mangiare una pietanza troppo amara o calda, tu la gustavi davanti a me. Ciò non mutava certamente il suo gusto, né il mio; ma io la mangiavo. Il Signore ha fatto la stessa cosa. Ha sofferto tutto prima di noi. Se noi teniamo la sua mano, non saremo mai soli... Il Dio della creazione, dello splendore, della gioia è divenuto in Cristo il Dio dei malati e del dolore. Il Signore della primavera e dell'inverno al tempo stesso».
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I libri di Gilbert Cesbron di cui parla Gianfranco Ravasi nell'articolo sono: Les innocents de Paris (1944), I santi vanno all'inferno, pubblicato nel 1951, È mezzanotte, dottor Schweitzer, del 1952, Cani perduti senza collare (1955) romanzo del 1958, È più tardi di quanto credi (1958), Diario senza data (1964), Eppure io vi amavo (1977)

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