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Questo articolo è stato pubblicato il 24 giugno 2013 alle ore 07:34.

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01 — QUELLI CHE ANCHE IN ITALIA
Quando si tratta di arrangiarsi, gli italiani sono famosi nel mondo: se nel Belpaese i fondi per la cultura scarseggiano ci sono parecchi siti che cercano di metterci una pezza. Ce n'è per tutti: da chi punta i riflettori sulle garage band di tutta Italia (musicraiser.com), alla risorsa dei cinefili (cineama.it), fino a piattaforme che operano in contesti locali e localissimi come finanziami iltuofuturo.it e kendoo.it (rispettivamente per la Puglia e la provincia di Bergamo). Altre community come produzionidalbasso.com e pubblicobene.it si concentrano invece sull'indipendenza come valore principale: la prima garantisce autonomia di gestione a ogni progetto, mentre la seconda si focalizza in particolare sull'informazione libera e su inchieste finanziate dagli utenti.

02 — QUELLI CHE «CI VORREBBE UNA LEGGE»
L'Italia potrebbe essere il primo Paese al mondo ad avere una legge sull'equity crowdfunding (in altre parole, su quel tipo di raccolta fondi che assicura agli investitori partecipazioni azionarie sull'impresa che stanno contribuendo a finanziare). Di questo si è parlato molto in occasione di Torino Crowdfunding, evento che si è tenuto lo scorso 12 aprile nell'università del capoluogo piemontese, in cui si è fatto il punto sulla situazione del settore in Italia. Da noi un sito del genere esiste già e si chiama siamosoci.com, grazie al quale progetti come 20lin.es (social publishing per storytelling collettivo), styloola.com (social network per la moda) e cortilia.it (piattaforma online per la vendita di prodotti agricoli locali) hanno trovato le risorse necessarie a mettersi in moto.

03 — QUELLI CHE SI SENTONO BUONI
Il bello del crowdfunding è che tira fuori il meglio da internet. La filantropia è infatti tra i settori più gettonati e, specie a ridosso di una tragedia, i donatori del web possono fare la differenza. Ad esempio Roseann Sdoia, che ha perso una gamba negli attentati alla maratona di Boston, tramite una campagna organizzata da un'amica su gofundme.com, ha recuperato nell'arco di un mese metà dei 750.000 dollari necessari a pagarsi le spese mediche. E la raccolta fondi dall'ironico titolo "Atheists Unite" in un paio di giorni ha doppiato il proprio obiettivo iniziale di 50.000 dollari per restituire una casa a Rebecca Vitsmun, sfollata dall'ultimo tornado in Oklahoma (la donna, quando Wolf Blitzer della Cnn le ha chiesto se stesse ringraziando Dio, aveva risposto di essere atea).

04 — QUELLI CHE HANNO QUELLA LIBIDINE Lì
Da sempre uno degli ingranaggi meglio oliati della Rete, il porno non poteva mancare sulle piattaforme di crowdfunding. Ma mentre il softcore di zivity.com si è rivelato un fiasco clamoroso se paragonato a formati preesistenti come Suicide Girls, nicchie come hentai e furry sembrano invece fare la gioia degli investitori più nottambuli, che a quanto pare non aspettavano altro che un sito come Offbeatr per pompare un po' di liquidi nelle proprie peculiari fantasie. Per chi preferisce impegnarsi in investimenti più tangibili, invece, ecco il singolare myfreeimplants.com che promette agli aspiranti stakeholder una "partecipazione" nelle chirurgie plastiche delle utenti, invitando a sponsorizzarne la trasformazione in procaci (e riconoscenti) pin-up.

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