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Questo articolo è stato pubblicato il 07 luglio 2013 alle ore 08:36.

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La pubblicazione di Dall'età del Bronzo all'impero Han, secondo tomo del primo volume della serie «La Cina» curata da Maurizio Scarpari per le Grandi Opere di Einaudi, rappresenta un passo importante per la conoscenza della Cina di ieri e di oggi. Questo lavoro ponderoso che ha coinvolto 53 studiosi tra Asia, Europa e America era stato annunciato in occasione dell'uscita per primo dell'ultimo volume, Verso la modernità, che trattava del «Paese di Mezzo dall'Ottocento a oggi» (Il Sole 24 Ore, 27 settembre 2009, p. 29) e che era il più accattivante avendo per tema la Cina dalla fine della Seconda Guerra dell'Oppio nel 1860 a quella con cui ci confrontiamo oggi. Scopo di quest'opera enciclopedica dal paleolitico al presente, con oltre quattromila pagine e centinaia di illustrazioni, è di fornire accurati e aggiornatissimi strumenti storicistici, filosofico-religiosi, artistici e letterari per la comprensione del fenomeno Cina. E se di solito simili lavori cominciano e non si sa mai quando finiscono, in questo caso ci sono voluti solo tre anni e mezzo per produrre l'intera serie in quattro tomi mettendo d'accordo non meno di 35 centri di ricerca da tutto il mondo.
Il libro, dedicato all'ingresso della Cina nell'epoca storica contiene le chiavi di lettura dell'universo Cina, anche l'attuale. Fu in quella fase, fra il terzo millennio a.C. e il terzo secolo d.C., che si creò la struttura portante della civiltà cinese e si posero le basi, imprescindibili, dei suoi sviluppi successivi.
Come la Cina, dunque, divenne cinese? Come acquistò le caratteristiche che ce la fanno percepire quale una delle società più compatte, solide e al tempo stesso imperscrutabili della Terra? Grazie agli studi di questi ultimi decenni e alle grandi scoperte archeologiche la nostra cognizione di essa è stata profondamente modificata. Prima fra tutte la credenza, a lungo radicata, in una formazione centralizzata della sua civiltà che sarebbe sorta nell'ambito di una realtà fluviale circoscritta alla grande pianura intorno al fiume Giallo per poi espandersi nelle altre regioni. Tale concezione è stata ormai del tutto abbandonata in favore di quella che vede la Cina crescere da diversi insediamenti tanto a nord quanto a sud del Paese, insediamenti che diedero origine al tessuto organico su cui si impiantò la civiltà cinese arcaica e poi imperiale.
Tradizione vuole che la civiltà cinese fosse nata, in epoca pre-dinastica, come creazione dei mitici Tre Augusti e Cinque Sovrani. Fra i primi al leggendario Huangdi (Imperatore Giallo) sono state attribuite gran parte delle invenzioni e delle conoscenze tecniche caratterizzanti la società cinese, al punto che ancor oggi egli è considerato il progenitore dell'etnia dominante in Cina, quella degli han. Del resto nell'epoca delle "Tre dinastie" storiche - la semi mitica Xia (pron. Hsia, ca. 2070-1600) con la Shang (pron. Sciang, ca. 1600-1045) e la Zhou (pron. Giou 1045-221 a.C.) - vale a dire durante l'età del bronzo, la cultura cinese era caratterizzata già fortemente rispetto ad altre coeve, più o meno limitrofe. Il sovrano, oltre che funzioni politiche, esercitava anche quelle di sommo sacerdote con pratiche spesso di tipo sciamanistico. Inoltre dal punto di vista materiale la tecnologia del bronzo, probabilmente ricevuta dall'Asia centrale, era assai avanzata e originale con l'utilizzo della fusione per stampi assemblati. Oltre che per le armi e certi strumenti particolari, era impiegata per realizzare grandi quantitativi di vasellame a scopo rituale da usare nelle cerimonie per mantenere il contatto sia col mondo divino sia con gli antenati. Perciò per motivi sia religiosi sia militari le case regnanti miravano a conservare il controllo della produzione dei manufatti di bronzo.
Tale periodo delle "Tre dinastie" viene anche denominato "formativo" perché in esso presero forma le strutture del plurimillenario impero. In effetti gli ultimi secoli dell'ultima e più longeva delle dinastie reali cinesi, furono contraddistinti oltre che da una crescente frammentazione territoriale del Paese, da una vera e propria profusione di scuole e correnti di pensiero, di religiosità e di innovazioni artistiche e tecnologiche come mai né prima né dopo. Un fenomeno che si concluse con la fondazione dell'impero da parte della dinastia Qin (pron. Cin, 221-206 a.C.) e il definitivo consolidamento dello Stato cinese con quella Han (206 a.C.-220 d. C).
Nel volume è anche considerato in modo approfondito il ruolo svolto in tal senso dalle popolazioni da sempre considerate a sé antitetiche dai cinesi stessi e cioè i barbari. Vale a dire i nomadi gravitanti intorno alla Cina e bisognosi di spazi vastissimi per esistere. Il rapporto con essi, a volte simbiotico e più spesso conflittuale, ha contribuito alla formazione di uno spirito e di modi "cinesi". Se si tiene poi conto che la Cina per larga parte della sua storia fu dominata da popolazioni di origine nomade come mancesi, mongoli, proto-turchi e molti altri, in seguito più o meno interamente sinizzati, risulta evidente come tale connubio abbia costantemente contribuito alla formazione della realtà cinese.
È come se due grandi correnti dello spirito avessero in quell'epoca sotteso alla formazione definitiva dell'impero cinese, una di derivazione più mistica e trascendente e una più etica e sociale. Fino a tutta la dinastia Shang e agli inizi dei Zhou i riti dedicati al Cielo furono di gran lunga superiori a quelli destinati agli antenati, ma col tempo il rapporto si rovesciò e con la dinastia Han e il consolidamento dell'impero la concezione etica e confuciana della cosa pubblica prevalse con la fondazione di un'amministrazione meritocratica basata sulla tradizione. Essa durò, fra alti e bassi, nonché adattamenti nelle diverse epoche, ben oltre due millenni mentre la prima continuava a manifestarsi periodicamente rompendo equilibri irrigiditi, quasi una sorta di fiume carsico della coscienza collettiva.

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