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Questo articolo è stato pubblicato il 26 luglio 2013 alle ore 15:38.

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Lo Schioppettino: da vitigno estinto...ad un grande vino rosso friulano

Prepotto è un comune friulano in provincia di Udine di neppure 1.000 abitanti, che gode di un clima mitigato grazie alla cerchia delle Prealpi Giulie che lo riparano dai venti freddi di settentrione, ed alla vicinanza della pianura e del mare Adriatico, distante non più di 40 chilometri.
E' un vero e proprio punto di equilibrio climatico, a cavallo tra il mare e la MittelEuropa, in cui il susseguirsi di giornate calde e notti fresche garantisce quelle escursioni termiche che così bene fanno alle viti.
Da sempre i vigneti che si estendono nelle colline di Prepotto danno origine a vini di grande qualità, non solo vini bianchi ma anche rossi.

Proprio così: rossi. Il Friuli Venezia Giulia è sicuramente noto nel mondo per la sua grande produzione di vini bianchi, ma non sono da sottovalutare i vini rossi, spesso da vitigni autoctoni.
Uno di questi è lo Schioppettino, chiamato anche Ribolla Nera, forse il più noto vitigno autoctono friulano a bacca nera insieme al Refosco dal Peduncolo Rosso.
Sull'origine del nome del vitigno due sono le teorie principali: Schioppettino come riferimento alla croccantezza dei suoi acini, oppure al fatto che il vino giovane, se imbottigliato, possa diventare naturalmente frizzante, causando un processo di fermentazione malolattica in grado di stappare la bottiglia.

Le prime testimonianze storiche di questo vino risalgono a documenti datati 1282, ritrovati nell'Archivio del Castello di Albana, situato nel territorio di Prepotto.
Nonostante una storia millenaria, all'inizio degli anni '70 il vitigno era pressocchè estinto, a causa delle malattie, Oidio prima e Fillossera poi (fine '800-inizio '900), della scelta di molti viticoltori di sostituire i vitigni autoctoni con vitigni internazionali, del fatto obiettivo che a distanza di pochi chilometri da Prepotto e dalle sue zone cru per eccellenza, Cialla ed Albana, le uve ottenute non dessero gli stessi eccellenti risultati in termini di vino prodotto, ed infine per problemi di ordine burocratico: lo Schioppettino non figurava neppure nell'elenco delle varietà di cui era consentita la coltivazione.

E qui avviene il miracolo: Paolo e Dina Rapuzzi partono con la loro cantina, Ronchi di Cialla, e grazie anche all'aiuto di Bernardo Bruno, allora sindaco di Prepotto, riescono a trovare le viti superstiti sul territorio comunale e a realizzare un primo impianto di 3.500 ceppi che ha segnato l'inizio della rinascita dello Schioppettino.

Come riconoscimento di tanto lavoro e lungimiranza, ai coniugi Rapuzzi nel 1976 viene assegnato il premio Risit d'Aur (Barbatelle d'Oro), prima edizione, delle Distillerie Nonino per "... aver dato razionale impulso alla coltivazione, nel suo habitat più vocato in Cialla di Prepotto, dell'antico prestigioso vitigno autoctono Schioppettino, di cui assurde leggi ne hanno decretato l'estinzione…". In giuria anche Luigi Veronelli.
Quarant'anni dopo lo Schioppettino è un grande vino rosso, venduto in tutto il mondo, pluripremiato, con un'associazione di produttori che lo tutela e lo promuove!
Di seguito presento due delle aziende simbolo del territorio e magnifiche interpreti dello Schioppettino.

Ronchi di Cialla – Cialla di Prepotto (UD)
Paolo e Dina Rapuzzi, Concessionari Olivetti, hanno fondato l'azienda Ronchi di Cialla nel 1970, nella sottozona Cialla che è una sorta di mondo a parte, con solo il 5 % dei vigneti rispetto ad una vegetazione boschiva.
A partire dal 1977 è diventata una vera e propria scelta di vita: i 2 coniugi hanno abbandonato l'attività informatica e si sono dedicati anima e corpo alla vitivinicoltura.
Oggi, nel 2013, hanno festeggiato i 50° di matrimonio, hanno 2 figli, Ivan e Pierpaolo che, essendo vissuti sempre fra botti e vigneti, portano avanti con grande entusiasmo il sogno dei genitori, comunque sempre presenti in azienda, come punto di riferimento e memoria storica di tutto il cammino faticosamente fatto in questo mezzo secolo.
Ronchi di Cialla oggi ha 30 ettari di vigneti, produce 80.000-100.000 bottiglie all'anno, divise su 9 etichette diverse.
Il progetto di Paolo e Dina, realizzato con indubbio successo, è stato fin dall'inizio cercare di ottenere dai vitigni autoctoni vini da invecchiamento che fossero contemporaneamente di altissima qualità e rispettosi del territorio e delle tradizioni friulane.
Questo ha portato un enorme lavoro di ricerca e recupero su tali vitigni, da loro realizzato con amore e passione, non solo sullo Schioppettino, che resta comunque il caso più eclatante.

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