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Questo articolo è stato pubblicato il 16 agosto 2013 alle ore 14:35.

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Isola d'Elba: sole, vela ma anche il vino che piaceva a Napoleone, l'aleatico passito

Sull'Isola d'Elba la viticoltura risale al tempo degli Etruschi, ed ha continuato ad avere grande sviluppo nei secoli, sotto i Romani, in epoca imperiale, durante il governo della Repubblica di Pisa, prosperando notevolmente sotto la dominazione dei Medici e così via.

Il primo vino assaggiato da Napoleone al suo sbarco sull'Isola d'Elba, per quelli che sarebbero stati 10 mesi d'esilio, è l'aleatico passito, vino di cui la tradizione locale dice che s'innamorò al primo assaggio. E deve essere stato proprio così, perchè in quei pochi mesi sull'isola prese diversi provvedimenti a favore della viticoltura e fece sempre acquistare l'Aleatico per la sua mensa.

Del vino elbano Napoleone parlava anche dopo il suo ritorno in Francia, dal momento che soleva affermare che "gli abitanti dell'isola d'Elba sono forti e sani perché il vino dell'isola dà forza e salute"

Fino alla metà del XX secolo la viticoltura è infatti una delle principali attività dell'isola, se non addirittura la principale, tranne nella seconda metà dell'Ottocento quando i vigneti sono attaccati e gravissimamente danneggiati dall'oidio e dalla fillossera.
Parliamo di 5.000 ettari di vigneto su terrazzamenti in collina, ovvero una superficie pari a circa un quarto del territorio isolano. Il vino prodotto serviva al consumo interno ed in parte veniva inviato sulla costa toscana, soprattutto verso la zona di Bolgheri.
Il boom turistico dell'isola, dagli anni '60 in poi, ne ha cambiato l'economia ed il paesaggio: meno vigneti e più case.

I vigneti vennero abbandonati ed estirpati, fino ad arrivare al minimo storico di 100 ettari!
Come sempre in questi casi ci fu anche un drastico calo della qualità: produzioni scadenti che hanno danneggiato seriamente la reputazione dei vini dell'isola.
Poi qualcosa è cambiato verso la fine degli anni '80 e gli anni '90: si è ripreso ad investire sui vigneti, anche per merito di produttori venuti da fuori.
Parliamo di persone che prima di essere produttori di vino erano amanti dell'Isola d'Elba, affascinati dal suo clima e dal suo territorio, incantati dai suoi paesaggi, tanto da farne la loro patria d'adozione, desiderosi di salvaguardarne territorio e tradizioni.
Le due aziende che presento di seguito sono nate proprio cosi: lombardi che hanno deciso di vivere e fare vino all'Elba!

Nel 1987 fu costituita un'Associazione di Produttori che gettò le basi per far ripartire la viticoltura elbana: ora gli ettari vitati sono più di 300, tra cui almeno una quarantina ad Aleatico, vitigno a bacca rossa da cui si ottiene lo storico passito, vino bandiera dell'isola, che nel 2011 ha ottenuto la DOCG.
E' un ottimo vino da meditazione e si abbina piacevolmente con crostate di frutta e la "schiaccia briaca", tipico dolce dell'Elba in cui l'Aleatico è usato anche nell'impasto.
Da provare con formaggi come il Gorgonzola e il Roquefort.
Di seguito vi racconto la mia degustazione di due di questi aleatici.

Acquabona – Portoferraio (LI)
L'Azienda Agricola Acquabona con i suoi 16 ettari di vigneto è l'azienda vitivinicola più estesa dell'Isola d'Elba.
Il corpo principale dell'azienda è situato in località Acquabona, nel comune di Portoferraio, a metà della strada provinciale tra Portoferraio e Porto Azzurro: qui vi sono più di dodici ettari di vigneto, destinati alle uve bianche ed a parte delle rosse.
Il corpo minore dell'azienda è situato in località Cote di Siterno, presso Lacona, nel Comune di Capoliveri: gli oltre tre ettari di vigneto, circondati dalla macchia mediterranea, sono dedicati alle uve rosse più pregiate, destinate alla produzione dei vini da riserva e dell'Aleatico DOCG.
La Fattoria dell'Acquabona risale ai primi decenni del 1700 e, come si può facilmente intuire, deve il suo nome alla presenza di una fonte d'acqua dolce, bene sempre prezioso sull'isola.
L'Azienda vitivinicola nasce alla fine degli anni '50: non solo viticoltura ma anche coltivazione di cereali e di foraggio per l'allevamento bovino. Successivamente l'azienda si focalizza esclusivamente sulla viticoltura, soprattutto dopo il 1986, anno in cui viene rilevata dagli attuali proprietari, tre agronomi di provenienza non elbana, innamoratisi dell'isola, che hanno scelto di di viverci e di coltivarci le vigne.
Sono Lorenzo Capitani, toscano dell'Argentario, Ugo Lucchini e Marcello Fioretti, entrambi lombardi.
I tre soci hanno applicato nuovi criteri per la coltivazione dei vigneti e per la vinificazione, contribuendo alla rinascita dei vini dell'Elba, sempre ponendo grande attenzione alla salvaguardia dell'ambiente.

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