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Questo articolo è stato pubblicato il 24 agosto 2013 alle ore 11:23.

Lei trova perciò ospitalità dai parenti del New Jersey, mentre lui si sottopone a prove più dure, in una Londra dove l'aspettano lavori umilianti, sfruttamento e rabbia da ingoiare. Sono momenti difficili per entrambi: Ifemelu finisce a un passo dalla prostituzione, Obinze vede umiliata la sua erudizione borghese proprio da quei connazionali che dallo spirito inglese hanno mutuato le peggiori forme di ostentazione colonialista.
Chimamanda Adichie ribadisce d'essere una grande voce narrante del contemporaneo nigeriano, dopo che con Metà di un sole giallo (2008, Einaudi) s'era rivelata imbastendo il dramma di due sorelle sullo sfondo della guerra del Biafra degli anni Sessanta. La forza del suo nuovo romanzo sta nella presa diretta col presente e nelle vivide descrizioni delle contraddizioni che questo contiene.
Adichie definisce il suo libro prima di tutto un romanzo femminista: «I personaggi femminili dei miei romanzi rifiutano la sottomissione e Ifemelu è una tipa che disturberà alcuni lettori. In Nigeria sono tutti convinti che dietro la sua figura ci sia io e la mia storia. Ma è vero solo in parte, anche se Nsukka, la città dove Ifemelu e Obinze frequentano il college, è la stessa in cui ho vissuto io». La famiglia Adichie, infatti, abita nello stesso edificio che ha ospitato Chinua Achebe, il padre della moderna letteratura africana in lingua inglese, scomparso, 82enne, lo scorso marzo. Anche Chimamanda considera il romanzo di Achebe Il crollo come un passaggio formativo essenziale: «L'ammiravo, sia come scrittore che come uomo, e l'ha ammirato chiunque si sia occupato di letteratura nella mia terra. Con quel libro Achebe ha restituito dignità a un popolo. Lo ha reso reale. È grazie a lui che ho cominciato a scrivere ciò che volevo: storie di gente nigeriana», combattendo la patina di esotismo decorativo che ha condizionato un secolo di letteratura coloniale.
NERITUDINE
Nel solco del suo ispiratore, Adichie prova a restituire normalità ai suoi connazionali, drammatizzandoli degnamente, immergendoli in una quotidianità fatta di errori e di successi. Americanah è il prodotto maturo di questa visione e riunisce romanzo, indagine sociale e pamphlet filosofico, occupandosi d'identità e differenza, di solitudine e amore e delle innumerevoli combinazioni tra questi fattori.
All'Adichie piace dire che per lei la neritudine in letteratura è ciò che per Philip Roth è stata la consapevolezza d'essere ebreo: un'ossessione meticolosa, un orgoglio, ma anche lo stimolo per una critica spietata. E Americanah colloca l'emigrazione in una chiave efficacemente attuale, rendendola fenomeno della post-globalizzazione, privo di pathos ma al contempo scarico di implicazioni definitive.
ANDATA E RITORNO
Non si tratta di farcela a tutti i costi, non è più un viaggio di sola andata: per i più fortunati può anche essere solo una scommessa con se stessi. Oggi va contemplata anche la possibile insoddisfazione verso l'emigrazione nella terra promessa, dopo un'esperienza che prometteva d'essere decisiva, ma non lo è stata abbastanza. Una facoltà di scelta inedita, che ha il profumo del cambiamento.
Ifemelu e Obinze sono nuovi modelli di migranti, complementari ai disperati dei viaggi della speranza. Loro sono stati allevati bene, hanno istruzione e strumenti culturali. Vivono l'esperienza dell'emigrazione con entusiasmo, ma con disincanto. E quando la loro disillusione raggiunge i limiti di guardia, interrompono l'esperienza e non se ne vergognano.
Obinze lascia l'Inghilterra, torna in Nigeria e fa un sacco di soldi coi suoi investimenti. Ifemelu cede alla tentazione di tornare a cercare il primo amore, e tutto ciò che in esso sente risuonare. Entrambi non scappano da una guerra o dalla fame. Producono un'opzione. È un modo di crescere. Tornare è una possibilità, non una sconfitta. La vita è più complicata di così. Ripensarci è lecito – non è ciò che prova ad accettare Barack Obama in I sogni di mio padre (Nutrimenti) raccontando la storia di suo padre e del suo ritorno in Kenya, dopo un pugno di turbolenti anni americani?
Come sa Ifemelu, se oggi vuoi delle treccine fatte in modo competente, le puoi avere anche nel New Jersey. Ma i duecento dollari e le quattro ore di trattamento non saranno sufficienti a confortare il tuo bisogno d'identità. Quella è una cosa che viene da dentro, che arriva dal profondo. Una voce così potente che ascoltarla e seguirne gli slanci altro non è che un risvolto naturale della condizione umana.

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