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Questo articolo è stato pubblicato il 24 agosto 2013 alle ore 11:22.

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Io e il 99 per cento dei siracusani andiamo alle rappresentazioni classiche convinti di essere spettatori competenti e invece siamo solo presuntuosi, perché andiamo a teatro solo una volta l'anno, e cioè per le rappresentazioni classiche al teatro greco di Siracusa. Per decenni fu un'imposizione, nel senso che scuola o genitori mi costringevano su quella pietra calcarea ad ascoltare i gemiti di antichi iracondi. Dico iracondi perché a me non colpiva tanto che Edipo uccidesse il padre (mischino, lo uccide a sua insaputa) ma che lo accoppasse per una questione di precedenze a un semaforo: c'è un incrocio, non lo fanno passare, e lui gli leva la vita. Al padre e ad altre quattro o cinque persone. A uno che fa stragi per futili motivi c'era bisogno di aspettare che giacesse con la madre per diagnosticargli un complesso psichico?
Comunque a me la cosa di uccidere dei parenti non ha mai scandalizzato fino in fondo. Essendo parte di una famiglia in cui la comunicazione assume sovente la forma di una rissa, ho sempre ritenuto che litigare con i congiunti fosse normale: io e mio fratello lo facevamo ogni giorno, e sempre alla stessa ora, cioè dopo pranzo.
A tavola, al massimo ci potevamo azziccare la forchetta sulla mano, ma per picchiarci veramente dovevamo attendere che il resto della famiglia sprofondasse nel riposino. Le urla andavano quindi soffocate, e infatti noi lottavamo sul divano, che con la gommapiuma e i cuscini ben si prestava a ogni genere di asfissia.
Dopo esserci scannati non ci percuotevamo il petto invocando Zeus: quello che le aveva date trionfava e quello che le aveva buscate si leccava le ferite, senza tragediare, come si dice qua. Perché mai allora, ci chiedevamo io e mio fratello seduti sui gradoni, in attesa che lo spettacolo finisse e noi potessimo ricominciare a picchiarci, questi antichi scimuniti dopo aver massacrato un familiare (realizzando il sogno di tutti quelli che hanno fratelli o sorelle) si punivano infilzandosi gli occhi o facendosi incarcerare pur di dare degne sepolture? Con tutti quegli strepiti, poi.
SOTTOLINEARE I CLASSICI
Oggi che questa violenza di assistere agli spettacoli classici me la impongo da solo (forse per senso di appartenenza alla comunità siracusana degli spettatori occasionali di teatro) m'è rimasta l'insofferenza per la recitazione urlata e la regia che la incoraggia: vabbè, hai ucciso tuo padre e hai giaciuto con tua madre, ma c'è bisogno di fare così?
La tragedia è didascalica di suo, tracima di spiegoni. Carver ancora non aveva insegnato ai greci lo show don't tell, e nessun poeta ellenico avrebbe superato le selezioni per Iowa State. Poi c'è l'uso smodato di aggettivi, sinonimi e insistite metafore per definire tutta la gamma delle sventure umane: che bisogno c'è di sottolineare un testo così con il chiasso della recitazione?

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