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Questo articolo è stato pubblicato il 06 settembre 2013 alle ore 17:42.

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Custoza: un vino bianco... risorgimentale?

E' forse fin troppo facile il gioco di parole, ma il vino Custoza prende il nome proprio dall'omonimo borgo, sede di due battaglie risorgimentali, nel territorio del comune di Sommacampagna.

L'area di produzione comprende parte delle colline moreniche che si sviluppano tra la città di Verona ed il lago di Garda, delimitato a sud dal fiume Mincio.

Il microclima della zona, grazie ai benefici dei venti provenienti dal Garda, crea situazioni ottimali non solo per la vite, ma anche per olivo e cipressi.

Storicamente è stata una zona di confine: forse anche per questo il disciplinare di produzione prevede la possibilità di un lungo elenco di vitigni, prevalentemente del territorio o, come si dice oggi, autoctoni: garganega, trebbianello, bianca fernando e molti altri.

E' un vino bianco che nella percezione comune si considera un vino fresco, da bere subito, nell'annata, senza pretese d'invecchiamento.

Io non la penso proprio così: secondo me la sapidità e la mineralità che sono in grado di dare i terreni morenici di quelle colline, se accompagnate ad una cura attenta delle uve bianche, soprattutto in fase di vinificazione, potrebbero darci delle belle sorprese e farci scoprire che si potrebbero fare delle interessanti verticali di Custoza.
Disponibile a confrontarmi in merito con qualche produttore.

Di seguito presento due cantine i cui vini, secondo me, potrebbero proprio avere queste caratteristiche.

Le Vigne di San Pietro – Sommacampagna (VR)
Le Vigne di San Pietro è la realizzazione del sogno di Sergio Nerozzi, architetto ed imprenditore, e di sua moglie Franca.
Assistiti fin da subito dal figlio Carlo, ad inizio anni '80 hanno scoperto una splendida tenuta, sul colle morenico di San Pietro a Sommacampagna, e ne hanno fatto la loro casa, mettendo cuore e passione nella coltivazione delle viti.
Un posto incantevole, solleticato dai venti freschi del vicinissimo lago di Garda, ad un tiro di schioppo da Verona.
La prematura scomparsa dei genitori ha portato Carlo ad occuparsi a tempo pieno dell'azienda a partire dal 1993.
Oggi Carlo è validamente aiutato dalla moglie Regina, brasiliana, a cui ha voluto dedicare un vino rosato, il Corderosa.
Le Vigne di San Pietro dispongono di 10 ettari di vigneto, per una produzione annua di circa 70.000 bottiglie.
Le etichette sono 7, ma in un prossimo futuro diminuiranno a 5, in quanto Carlo ha deciso di abbandonare il progetto Valpolicella, per concentrarsi su Custoza e Bardolino.
L'enologo è Federico Giotto.
Ho assaggiato il Custoza DOC 2012


Custoza DOC 2012
E' un vino bianco, ottenuto con un uvaggio di uve Garganega, Trebbianello, Trebbiano, Cortese e Manzoni Bianco.
Le bottiglie prodotte sono 32.500, il tenore alcolico è del 12,5 %.
La vendemmia è manuale, a metà settembre.
Vinificazione ed affinamento in acciaio, a cui seguono 3 mesi in bottiglia.
Ottimo come aperitivo ed in abbinamento ai salumi.
Si presenta nel bicchiere con un bel colore giallo paglierino, piuttosto vivo ed intenso, quasi con dei riflessi dorati.
Al naso è piacevolmente aromatico, con sentori di frutta matura, soprattutto frutta gialla, come albicocca, mela e pesca. E' presente anche una componente di frutta esotica, penso all'ananas soprattutto. Evidente il miele ed anche dei lievi sentori balsamici.
In bocca è morbido, di una certa eleganza, si confermano i sapori di frutto e miele, ha una discreta mineralità.
E' un vino con una buona bevibilità, dotato comunque di persistenza. Mi piacerebbe berlo fra qualche anno per verificare se, come io penso, abbia anche una possibile evoluzione.
Prezzo in enoteca: 10 Euro

Corte Gardoni – Valeggio sul Mincio (VR)
La prima etichetta Corte Gardoni è del 1981. La cantina è stata infatti costruita nel 1980.
Ma questo non deve trarre in inganno: la famiglia Piccoli, fondatori, proprietari e conduttori, si occupa di vitivinicoltura almeno dal 1600: gli antenati avevano vigne a Cellore, in Val d'Illasi.
Gianni Piccoli, che ha fondato Corte Gardoni nel 1971, appartiene ad un ramo della famiglia che all'inizio del '900 ha dovuto lasciare Cellore a causa delle devastazioni causate ai vigneti dalla fillossera e si è trasferito in altra località del veronese, per arrivare poi a Valeggio sul Mincio.

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