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Questo articolo è stato pubblicato il 15 settembre 2013 alle ore 08:48.

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Ma mentre l'esilio e l'allontanamento possono sottrarre l'individuo alla sua umanità, l'esperienza dell'esclusione volontaria può dare accesso a una diversa visione della socialità. È il caso degli eremiti, per esempio quelli a cui alludono tre Adorazioni di Filippo Lippi (analizzati da Giulia Puma), in cui la scena principale è immersa in un paesaggio silvestre, nel riparo dei boschi che sono il nuovo deserto degli anacoreti, un esilio volontario che allontana dalla città, ma avvicina alla propria interiorità. E in fondo anche Petrarca (oggetto di uno studio di Célia Filippini e Anne-Marie Telesinski e uno di Enrico Fenzi), che non ha mai conosciuto l'esilio politico, dà forma alla solitudine e all'autoesilio come necessario spazio poetico e intellettuale dell'individuo, aprendo alla modernità. Il volume comprende anche altri aspetti dell'esilio: la modernità dell'approccio di Leon Battista Alberti (Donatella Bisconti) che rilegge l'esilio in chiave stoica, come scelta interiore di libertà e autonomia; la declinazione religiosa e profana della donna-stella come punto di riferimento nella dispersione dell'esilio (Cécile Le Lay); la leggenda nera di Antenore, esule come Enea, ma traditore di Troia, e fondatore di città, come Padova, dinastie e nazioni (Anna Fontes Baratto). Nel ventaglio amplissimo delle sue scritture, l'esilio sembra costituire una delle esperienze più proprie della letteratura italiana delle origini.
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Arzanà. Cahiers de littérature médiévale italienne, Ecritures de l'exil dans l'Italie médiévale. Etudes réunies et présentées par Anna Fontes Baratto
et Marina Gagliano, (n. 16-17), Presses Sorbonne Nouvelle, Paris 2013,
pagg. 460, € 28,00

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