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Questo articolo è stato pubblicato il 20 settembre 2013 alle ore 11:38.

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Anna Calvi in concerto (LaPresse)Anna Calvi in concerto (LaPresse)

Anna Calvi, la cantante- chitarrista più cool del momento, non poteva che esibirsi a Milano, in una sala grande del Teatro Parenti tutta esaurita, proprio nella settimana della moda. Ma non è solo immagine curata la cantautrice inglese dalla chiare origini italiane, è anche un solido contenuto tecnico vocale in chiave dark. La scaletta del set durato poco più di un'ora era incentrata sulla presentazione dei brani del suo secondo album, "One breath", in uscita a Ottobre. Un disco che mostra il lato oscuro dell'artista, che ha oscurato anche i suoi capelli, come evidenzia il brano " Suddendly" che parla di quello stato depressivo che paralizza e non si sa come superare nonostante non si voglia crogiolare in quella condizione.

Un pezzo che come il resto del disco è autobiografico. E' una Nick Cave al femminile che parla di morte come di eros, con la consapevolezza che non si possono controllare nella vita, al massimo esprimere nella scrittura. Ed è proprio aver scoperto che la perdita del controllo abbia un peso importante nella vita a dare all'artista quella pacificazione interiore per fare il suo secondo disco nonostante il periodo travagliato trascorso. Certo il suo disagio non è mostrato sula scena, come era nel caso della Winehouse, è più controllato e patinato. I momenti che spezzano questa compostezza formale sono i laceranti suoni tirati fuori dalle corde della chitarra elettrica, di cui si mostra una buona interprete al pari della St. Vincent la cantautrice statunitense che si è esibita di recente in Italia insieme a David Byrne.

La Calvi dimostra oltre a un gran carisma sulla scena e padronanza tecnica strumentale anche un voce potente. Peccato ecceda in inutili virtuosismi con fioriture "vocali" sulle vocali prolungate con gorgheggi. Dovrebbe limitare simili compiacimenti che a lungo andare spezzano la tensione emotiva creata dalla sua voce, dai toni cupi, sulla scena. Indubbiamente la cantautrice inglese è matura oltre che artisticamente anche anagraficamente, è ben oltre la soglia critica dei 27 anni che sono costati la vita a molti artisti tra cui proprio la Winehouse.

Tuttavia sarà arduo che riesca a ripeterne il gran successo: la sua è un'affermazione più di nicchia assai simile a quello di P.J. Harvey negli anni Novanta. Del resto le sonorità ossessive e percussive, suona in quartetto per metà composto da batteria e percussioni, con prevalenza dello xilofono, oltre a un tastierista, non giovano a creare più dinamismo nei suoni e nei ritmi spesso squadrati. Dovrebbe forse dare più spazio alla chitarra, magari misurando quello della voce, come avvenuto nel bis finale in chiusura della serata di gran successo.

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