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Questo articolo è stato pubblicato il 01 novembre 2013 alle ore 19:43.

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Montefalco è un comune in provincia di Perugia, di neppure 6.000 abitanti. Situato in cima ad una collina, è soprannominato "Ringhiera dell'Umbria" per la particolare posizione panoramica, dominante la pianura attraversata dai fiumi Topino e Clitunno.

La tradizione attribuisce l'origine del nome a Federico II di Svevia: l'imperatore, siamo nel XIII secolo, visitando la zona e osservando la presenza di un gran numero di falchi, decide di cambiare il nome del paese da Coccorone a Montefalco.

Circondato da uliveti e vigneti, è uno dei cinque comuni della provincia di Perugia (gli altri sono Bevagna, Gualdo Cattaneo, Castel Ritaldi e Giano dell'Umbria) in cui si coltiva il vitigno Sagrantino, a bacca scura, con cui si produce in purezza il Montefalco Sagrantino DOCG e, in uvaggio con le uve di altri vitigni, il Montefalco rosso DOC.
La vocazione viticola della zona di Montefalco è millenaria: Plinio il Vecchio ricorda un'uva pregiata nominata Itriola che veniva prodotta nei territori dell'attuale municipio di Bevagna e nel Piceno, e che secondo alcuni studiosi potrebbe identificarsi con l'uva Sagrantino.

In realtà non si sa nulla di certo sull'origine del Sagrantino: alcuni sostengono l'ipotesi autoctona, che lo verrebbe ottenuto per selezione da cloni locali, mentre la maggior parte ritiene che sia una varietà importata da qualche seguace di S. Francesco d'Assisi: il nome sarebbe riconducibile ai Sacramenti, dal latino "sacer" e "sacramentum", in quanto l'uva era coltivata dai frati che ne ricavavano un passito destinato ai riti religiosi.
Tradizionalmente il vino Sagrantino è quindi nato come vino passito rosso, di altissima qualità, da usarsi come vino delle grandi occasioni da consumare in casa e per i riti religiosi.
Ogni contadino lo coltivava nella sua vigna, facendo appassire i piccoli grappoli neri su graticci di canne, detti camorganne, fino a Natale, per poi sgranarli manualmente e premerli in piccoli torchi. Il vino ottenuto veniva lasciato invecchiare per almeno 2 anni.
Nel XIX secolo il Sagrantino comincia ad essere conosciuto in tutta Italia.
Cent'anni dopo però, nel pieno della meccanizzazione vitivinicola, a causa della non alta resa del vitigno e del carattere dolce del vino, destinato al consumo familiare e poco commerciabile, il Sagrantino viene in gran parte spiantato per coltivare altri vitigni con resa e valore migliori.
È soltanto grazie all'operato di alcuni vignaioli che la "uva Sagrantina" non è scomparsa, e anzi ha avuto la DOC nel 1979 e la DOCG nel 1992.
In tale lasso di tempo il vino Sagrantino ha cambiato fisionomia ed è diventato secco.
Quindi sono stare regolamentate nel disciplinare due tipologie: il Sagrantino e il Sagrantino Passito.
Di seguito presento 2 aziende, una di Monfefalco e l'altra del vicino paese di Bevagna, note per la loro versione passita del Montefalco Sagrantino.

Fattoria Colleallodole – Bevagna (PG)
Fattoria Colleallodole si trova a Bevagna, appunto in località Colle allodole, in provincia di Perugia.
Colleallodole è un nome di fantasia ispirato all'uccello migratore che, nel mese di ottobre, attraversa queste terre e ne sorvola le vigne.
L'Azienda, a conduzione familiare, nasce nel 1969 grazie a Milziade Antano, ora purtroppo scomparso, una delle figure di riferimento nella storia del Sagrantino.
Salendo da Bevagna verso Montefalco, il paese che dà il nome alla denominazione, si possono ammirare le vigne dell'Azienda. La cantina vanta alcune delle vigne più belle del comprensorio, come l'ormai famoso cru Colleallodole, nel cuore di un territorio di millenaria tradizione per la produzione di vino ed olio.
Milziade lavorava come mezzadro, finché nel 1969 decide di acquistare 30 ettari di terreno, iniziando successivamente l'impianto di vigneti e l'allevamento di bestiame di razza chianina.
I vigneti, alloggiati su terreni argillosi e ricchi di minerali, vengono piantati a partire dal 1975, soprattutto con le classiche uve presenti in zona, Sagrantino e Sangiovese.
Da sempre in azienda si producono Sagrantino e Montefalco Rosso; dal 1984 si è aggiunto il Sagrantino passito.
Quando Luigi Veronelli assaggia il Sagrantino prodotto nella fattoria consiglia a Francesco, il figlio adolescente di Milziade: "continua il lavoro di tuo padre, e avrai un avvenire".
Così è stato. Francesco Antano ha continuato l'opera del padre, raccogliendo il suo insegnamento: la qualità inizia dalla terra e dalla cura prestata alla coltivazione della vite.

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