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Questo articolo è stato pubblicato il 08 novembre 2013 alle ore 18:15.

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Il Moscato Giallo è un vitigno aromatico facente parte della famiglia dei Moscati, vinificato sia nella versione secca che in quella dolce, anche come passito o spumante dolce.
Il grappolo è medio-grande, l'acino è medio, con buccia spessa, di colore giallo.
È in assoluto uno dei miei vitigni preferiti, anche perchè la sua diffusione non in numeri eccessivi - è sicuramente il meno diffuso tra i moscati a bacca bianca - lo rende un po' una chicca dell'enologia italiana.

L'occasione di parlarne questa settimana mi viene data dalla Cantina di Caldaro, una delle massime interpreti di questo vitigno attraverso il suo Serenade, passito diventato ormai negli anni un vero e proprio riferimento per i vini dolci italiani: proprio ieri ho partecipato ai festeggiamenti organizzati per l'ottenimento per la decima volta dei Tre Bicchieri su quella che è forse la più prestigiosa guida italiana. Da ricordare in questo evento due grandi degustazioni: una verticale di 10 annate del Serenade, ed un confronto dello stesso con 11 grandi passiti provenienti da tutto il mondo.
Il nome Moscato deriva dal latino "muscum", che significa muschio, per il caratteristico profumo, aromatico ed intenso.
È noto anche come Moscato Sirio, probabilmente in riferimento alla sua origine medio-orientale, anche se non vi sono certezze in merito. Nell'area di Parma e Piacenza è chiamato Moscato Cipro.

Il Moscato è giunto in Italia con i Greci. I Romani l'hanno coltivato fin dal II secolo a.C.: potrebbero ad esempio essere state le antiche legioni romane a importarlo in Alto Adige quando, nel 15 a.C., si sospinsero in quelle valli alpine, fino ad allora territorio dell'antica Rezia. Si è diffuso nel nord durante il medioevo grazie ai mercanti veneziani: questo ne spiegherebbe la presenza tra Lombardia e Friuli, territori in gran parti posseduti o controllati dalla Serenissima.
La sua diffusione è dovuta principalmente al volere dei nobili e delle classi agiate, in quanto i viticoltori, a causa delle difficoltà per farne un passito, spesso preferivano coltivare altro.
Il nord-est italiano è la zona maggiormente vocata alla coltivazione di questo vitigno. Nella zona dei Colli Euganei, in Veneto, è noto come Moscato Fiori di Arancio, mentre in Alto Adige è conosciuto come Goldmuskateller.
Attualmente in Alto Adige ve ne sono circa 40 ettari.
Cantina di Caldaro – Caldaro (BZ)

La Cantina di Caldaro è uno degli esempi delle cantine sociali dell'Alto Adige in cui si coniugano sapientemente qualità, redditività e tutela del territorio.
Ufficialmente la data di nascita è il 1992, ma la storia è molto più antica, in quanto nel 1992 vi è stata la fusione fra 2 delle cantine di Caldaro: la Bauernkellerei, Cantina dei Contadini, fondata nel 1906, e la Cantina del Giubileo, fondata nel 1908.
L'area che circonda il Lago di Caldaro è suddivisa in appezzamenti di dimensioni ridotte: la maggior parte degli oltre 1.000 viticoltori di questa zona posseggono meno di un ettaro di terreno, da qui la grande diffusione del modello cooperativo.
La Cantina aveva un'alta reputazione ai tempi della monarchia austroungarica, quando diventa il fornitore ufficiale della corte asburgica di Vienna.
Lo scoppio della prima guerra mondiale muta radicalmente la situazione: dopo il conflitto, come tutte le cantine dell'Alto Adige, si perde la tradizionale clientela d'oltralpe.
Solo negli anni '50 i vini di Caldaro si riaffermano come prodotto di prestigio per l'esportazione.
A partire dagli anni '80 si attua una politica di rilancio qualitativo, con drastici abbassamenti delle rese per ettaro: dai 200 hl/ha del 1970 ai 75 hl/ha nel 2010.
I soci attualmente sono circa 410, per una superficie vitata complessiva intorno ai 300 ettari.

Si producono 43 etichette per un numero globale di bottiglie intorno ai 2.000.000.
Il vino simbolo è ovviamento quello titpico del territorio di Caldaro, la Schiava. Il vino bandiera, il più premiato, è il già citato Serenade.
Alla guida della cantina abbiamo il presidente Armin Dissertori, il direttore Tobias Zingerle e l'enologo Andreas Prast.
La Cantina di Caldaro è molto attenta ad assistere ed aggiornare continuamente i soci, facendosi spesso promotrice di progetti innovativi.
Voglio citare Solos: applicazione della filosofia e dei principi della biodinamica alle vigne di un gruppo di soci mantenendo tali protocolli anche in cantina.
Ho assaggiato naturalmente il Serenade 2010.

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