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Questo articolo è stato pubblicato il 16 novembre 2013 alle ore 20:11.

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Il cinema italiano si prende anche il Festival di Roma: dopo la vittoria di «Sacro GRA» di Gianfranco Rosi all'ultima Mostra di Venezia, il premio più importante della kermesse capitolina – il prestigioso Marc'Aurelio d'Oro – è andato a «TIR», opera seconda del friulano Alberto Fasulo.

A metà tra il documentario e il cinema di finzione, «TIR» ha per protagonista Branko, un ex insegnante diventato camionista per guadagnare il triplo del suo stipendio precedente. Il regista l'ha definito: «un film su un paradosso: quello di un lavoro che ti porta a vivere lontano dalle persone care per cui, in fondo, stai lavorando». Un trionfo, quella di Alberto Fasulo, sorprendente e inatteso che ha ribaltato i pronostici della vigilia: il film ha diviso la critica e non mancheranno nuove polemiche dopo quelle dello scorso anno per la vittoria del discusso «Marfa Girl» di Larry Clark.

Tutti d'accordo, invece, sul premio come miglior attore a Matthew McConaughey, monumentale in «Dallas Buyers Club» di Jean-Marc Vallée (film vincitore anche del Premio del Pubblico), mentre il titolo di miglior attrice è andato, coraggiosamente, a Scarlett Johansson: voce del sistema operativo di cui s'innamora il bravissimo Joaquin Phoenix in «Her» di Spike Jonze, titolo tra i più amati del concorso romano di quest'anno dalla stampa internazionale.

Riconoscimento anche per il cast emergente di «Acrid», pellicola diretta dall'iraniano Kiarash Asadizadeh. La giuria, capitanata da James Gray ha inoltre premiato il giapponese Kiyoshi Kurosawa come miglior regista per «Seventh Code», un divertissement ambientato a Vladivostok con protagonista l'intensa Atsuko Maeda: la pellicola nipponica ha ottenuto anche la menzione per il miglior contributo tecnico. Si deve accontentare della Camera d'oro (competizione per le migliori opere prime e seconde), «Out of the Furnace», seconda fatica dietro la macchina da presa di Scott Cooper, dopo «Crazy Heart» del 2009, con protagonisti Christian Bale e Casey Affleck.

Il titolo di miglior sceneggiatura è andato a «I Am Not Him», scritto e diretto dal turco Tayfun Pirselimoglu, mentre il prestigioso Premio Speciale della Giuria al rumeno «Quod erat demonstrandum» di Andrei Gruzsniczki. Importanti anche le vittorie nella sezione CinemaXXI di «Nepal Forever», diretto da Aliona Polunina, e di «Dal profondo» di Valentina Pedicini come miglior documentario italiano del concorso Prospettive Doc Italia.

Infine, la rassegna autonoma «Alice nelle città», dedicata ai più giovani, ha visto trionfare la Finlandia con ben due titoli: miglior film «The Disciple» di Ulrika Bengts, candidato finlandese ai prossimi premi Oscar, e menzione speciale a «Heart of Lion» di Dome Karukoski.

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