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Questo articolo è stato pubblicato il 19 novembre 2013 alle ore 11:47.

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Chi ha il naso più lungo: Berlusconi, Grillo, Cancellieri, Renzi o Bersani? La lista potrebbe continuare fino a diventare "il gioco della verità". Intanto il ministro della Giustizia, al centro dell'ultimo caso di intercettazioni telefoniche, ha avuto la fiducia del premier Enrico Letta e del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Il Guardasigilli, pochi giorni fa, aveva diramato una lettera aperta in cui dichiarava: «Non ho mai mentito né al Parlamento né ai pm. Rifiuto qualunque sospetto sulla correttezza del mio operato», «la mia integrità morale, il mio onore, la mia fedeltà alle Istituzioni». Ma restano forti le richieste di dimissioni in seguito alle telefonate tra Annamaria Cancellieri e Antonino Ligresti (fratello non indagato di Salvatore) e all'interessamento per le condizioni di salute di Giulia Ligresti (inchiesta Fonsai) durante la detenzione nel carcere di Vercelli. Una vicenda che, quanto a silenzi, bugie e giochi politici, interpella media, magistratura e partiti: sì, perché è stato violato il segreto investigativo con la pubblicazione di notizie su tabulati telefonici non ancora depositati nel fascicolo dell'inchiesta Fonsai, quindi coperti da segreto.

Pinocchio, il modello letterario e burattino, ha tanti imitatori, ma gli allievi superano il maestro quanto a numero di bugie e sfrontatezza nel dirle. La crisi non ha portato impegno, al contrario ha moltiplicato promesse, prontamente disattese. La politica è diventata una macchina di bugie, con l'effetto di allontanare gli italiani dalla cosa pubblica e radicare in loro sentimenti di disaffezione e nausea. Chi ci guadagna è il populismo che rafforza la protesta denunciando le ininterrotte menzogne degli altri. E se tutti mentono e nessuno paga per quel che fa, la sfiducia sale.

Una situazione impensabile in Germania dove il ministro della Difesa si è dimesso per aver copiato la tesi di laurea e il presidente della Repubblica ha lasciato per conti d'albergo pagati da amici imprenditori. Avevano negato i fatti, sbugiardati sono usciti di scena con le proprie gambe. Così accade in Gran Bretagna e in molti paesi europei. Da noi no. Avviene il contrario, chi più mente, maggiormente resiste. E' stato scritto che, nella società dell'avanspettacolo politico italiano, il falso non è semplicemente un momento del vero, è parte integrante dell'agire politico. Ormai, la bugia spunta ovunque ci si muova.

L'Almanacco Guanda 2013, appena pubblicato a cura di Ranieri Polese, quest'anno è dedicato a "La bugia" (pagg. 160, euro 28). Si tratta di una ampia e interessante ricognizione dalla finanza allo sport, dalla politica alla cultura, dallo spettacolo ai media dove l'informazione falsa o distorta crea mostri e demolisce carriere. Tra le firme Marzio Breda, Danilo Taino, Luca Mastrantonio, Severino Dianich, Isabella Bossi Fedrigotti, Tommaso Pellizzari, Ferruccio Pinotti, Carlo Alberto Brioschi, Claudio Carabba, Francesco Margiotta Broglio.

Imbrogli privati e menzogne pubbliche sono documentate da Leopoldo Fabiani che cita le vacanze di Formigoni, l'appartamento di Montecarlo di Fini, ma anche la fermezza di Franceschini nel denunciare "inammissibili le intercettazioni" e subito dopo rapidissimo nel dichiarare "battaglia durissima" contro la legge che le vuole limitare. Berlusconi è protagonista di alcuni saggi dei sedici che compongono l'Almanacco (ne parla diffusamente Piero Colaprico). Ma la bugia non è solo Berlusconi è un costume italiano. Vent'anni di storia vengono setacciati: caso Telekom Serbia, caso Bosso e Marrazzo, Fassino-Unipol, Vatiliaks: E per capire le radici del fenomeno Franco Cardini e Luciano Canfora entrano nell'eredità del passato: l'uno analizza la lezione del "Principe" di Machiavelli, l'altro prende in esame i "Pensieri morali" di Nicolò Tommaseo. Non mancano l'incidente di Oscar Giannino con i suoi titoli di studio e la vittoria allo Zecchino d'Oro. La fotografia finale non è edificante, anche perché ogni giorno viene aggiornata da nuovi casi.

L'Almanacco, come ogni pubblicazione degna di questo nome, si chiude con quattro racconti sull'argomento scelto: Silvia Ballestra ("Una madre certa"), Paolo di Paolo ("Non sempre franco"), Marco Missiroli ("Scusate tutti"), Andrea Salvatici ("Lo stonato del coro di parrocchia"). Il volume è corredato con i disegni di Guido Scarabottolo: ironia e amara realtà, quasi una rassegnazione allo stato di deriva .

Ranieri Polese (a cura di), "La bugia. Un'arte italiana: imbrogli privati, menzogne politiche", Guanda, Milano 2013, pagg. 160, euro 28.00

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