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Questo articolo è stato pubblicato il 23 novembre 2013 alle ore 09:40.
L'ultima modifica è del 23 novembre 2013 alle ore 09:40.

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Nell'ultimo secolo la fantascienza è stata uno specchio delle paure e delle speranze che agitavano l'inconscio collettivo dei suoi lettori. Cinquant'anni fa si occupava di catastrofi nucleari e di robot; dieci anni fa di progettazione genetica e cloni; oggi, prevedibilmente, si occupa di social network.

Eppure qualcosa è cambiato. Storicamente il genere partecipava tanto dell'utopia quanto della distopia; il futuro che mostrava aveva tinte più intense del presente sia in positivo che in negativo – c'erano sia le macchine volanti che le catastrofi atomiche. Ma le opere più recenti che tentano di immaginare un futuro incentrato sul nostro rapporto coi social network lo dipingono immancabilmente come un futuro nero, in cui i benefici portati dalla novità sono sensibilmente inferiori al loro prezzo.

Questo, nel piccolo, è stato vero nel caso di un breve romanzo che ho pubblicato qualche mese fa sull'idea di democrazia digitale, La mentalità dell'alveare; e, nel più grande, è vero nel caso dell'ultimo romanzo di Dave Eggers, The Circle. La questione letteraria – la trasformazione di un genere – ha a che fare con ciò di cui la letteratura tratta: il contenuto che determina la forma.

In quello che segue parlerò a lungo di The Circle, ma questa non è una recensione: si parla del sintomo, o della prognosi, per capire quale malattia ci porterà alla tomba. Il romanzo di Eggers segue la storia di Mae, giovanissima neoassunta al servizio clienti di The Circle, la più grande e prestigiosa azienda di servizi online della San Francisco Bay, cioè della California, cioè al mondo.

L'azienda è un misto (o l'addizione) di Google, Paypal, Facebook e Twitter, che nel futuro ipotetico in cui si svolge l'azione ha progressivamente assorbito o mandato in rovina; da esse eredita anche lo spirito aziendale aperto e scanzonato, amichevole, ventenne. Mae ci si trova benissimo, per via di quello spirito e di uno stipendio stellare. Insieme alle bibite, ai concerti e alla palestra aziendale, quello spirito prevede che sul posto del lavoro si sia persone anziché automi: e cioè che all'attività professionale sia affiancato un impegno social con capi e colleghi, una disponibilità costante a rispondere e a fare "like". Benché quasi obbligatoria, Mae si rende conto dell'ispirazione positiva di questa richiesta e non ha problemi ad adeguarvisi, anche se alla lunga aumenta di parecchio il carico di lavoro.

Essere social per obbligo rende anche molto più facile essere controllati. Mae se ne accorge quando una sua piccola trasgressione (un giro in un kayak "preso in prestito" senza autorizzazione) viene scoperta dall'azienda e condivisa con tutti i suoi colleghi. Ammettendo in pubblico che ciò che ha fatto era sbagliato, e che lo ha fatto in larga parte perché presumeva di non essere vista, si trova costretta, per "espiare", a offrirsi volontaria per la sperimentazione di un nuovo prodotto: una telecamera da indossare giorno e notte, che trasmette direttamente in streaming la propria vita.

Mae, in fondo, ne è contenta: condivide i valori di trasparenza e accountability che il nuovo servizio promuove, e si rende conto che, in quanto canale ufficiale attraverso cui il mondo può scoprire la vita quotidiana di un'azienda importante come il Circle, diventerà una webstar. È proprio ciò che accade: e il successo dell'iniziativa, fra le altre cose, porta molti politici e governanti ad adottare lo stesso sistema in nome della trasparenza.

Nel giro di poco, ogni politico che non voglia mettere in streaming la propria vita desta il sospetto che abbia qualcosa da nascondere. I nuovi contatti con il governo, fra l'altro, portano l'azienda a suggerire una nuova applicazione. Nove americani su dieci hanno un profilo sul Circle; meno della metà sono registrati per votare. Se soltanto fosse possibile votare tramite la loro tecnologia ci sarebbe una partecipazione molto più alta, più democrazia, più trasparenza… Segue (prevedibile) deriva apocalittica – il cerchio che si chiude. Più che capire cos'è questo libro, è interessante chiedersi cosa non è. Non è, in senso stretto, una distopia fantascientifica. In queste la trama è tradizionalmente ambientata in un avvenire abbastanza lontano da giustificare una significativa evoluzione tecnologica, seppur presente in nuce già all'epoca della scrittura (penso, ad esempio, a Gattaca). Questa a propria volta è causa di una catastrofe o di un'involuzione autoritaria, scaturita dalla tecnologia stessa (come in Battlestar Galactica) o messa in atto scientemente da chi la controlla (come in 1984). Ma una delle cose che colpiscono maggiormente di The Circle è che non vi figura praticamente nessuna rivoluzione tecnologica fondamentale – tutt'al più qualche perfezionamento, batterie che durano di più, streaming più veloce, tablet più sottili. È quasi tutto già possibile, e ciò che non lo è – gli aspetti psicologici, l'abitudine a un certo ruolo dei social network nella società in generale – lo sta diventando a una velocità impressionante. The Circle parla sì del futuro, ma quel futuro è fra tre quarti d'ora.

Anche nell'impostazione distopica il romanzo di Eggers differisce da quelli tradizionali. La catastrofe che mostra è una catastrofe che non ha artefici: non vi è burattinaio, non vi è squalo o dittatore. Non è neppure paragonabile alla tragedia involontaria, sul modello della rivolta dei robot: perché qui, propriamente parlando, la tragedia non c'è. La deriva autoritaria non è avvertita come tale da chi la subisce: le persone vi si sottomettono con disponibilità e gioia, quasi tutte volontariamente, in nome di ciò che hanno da guadagnarvi – efficienza, tempo libero, razionalizzazione dei processi, accesso alle merci. Nella facilità con cui si verifica questa sottomissione (come in molte altre svolte della trama) si coglie qualcos'altro che The Circle non è: un romanzo complesso. I personaggi accettano la sorveglianza e il dogma della socialità integralmente e senza remore (o, in casi più rari, lo osteggiano altrettanto ciecamente); le innovazioni tecnologiche sono adottate universalmente quasi all'istante; nulla è grigio, ambiguo, contraddittorio.

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