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Questo articolo è stato pubblicato il 29 novembre 2013 alle ore 16:08.
L'ultima modifica è del 30 novembre 2013 alle ore 17:52.

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Sessione conclusiva del Concilio nella cattedrale di San Vigilio, tela del 1711, Museo diocesano tridentinoSessione conclusiva del Concilio nella cattedrale di San Vigilio, tela del 1711, Museo diocesano tridentino

È un contesto urbano prezioso quello che ospita in questi giorni a Trento due eventi, molto diversi fra loro, ma avvicinati da un simbolico "link": le celebrazioni per i 450 anni della chiusura del famoso Concilio e la cerimonia inaugurale della 26a edizione delle Universiadi invernali.
I palazzi, le piazze, i chiostri, le chiese e i monumenti raccontano il passato della città governata per oltre settecento anni dai principi-vescovi.

Per evidenziare l'importanza del Concilio tridentino nella storia della Chiesa sono previsti tre giorni di celebrazioni, ha spiegato l'arcivescovo di Trento Luigi Bressan, che ha reso nota la lettera con cui Papa Francesco ha designato come suo inviato il cardinale tedesco Walter Brandmueller, storico dei concili. La conferenza di apertura, nel pomeriggio del 29 novembre, è organizzata dal centro per le scienze religiose della Fondazione Bruno Kessler. Il 1° dicembre, dopo la visita al carcere di Trento, il cardinale Brandmueller avvierà la processione che dalla chiesa di Santa Trinità arriverà al Duomo, dove sarà celebrata la Messa pontificale.

Nei giorni scorsi Papa Francesco, con una simpatica battuta, ha collegato il concilio alle Universiadi invernali. Il 6 novembre, durante una breve cerimonia prima dell'udienza generale in piazza San Pietro a Roma, il Papa ha acceso la torcia delle Universiadi, che si svolgeranno in Trentino dall'11 al 21 dicembre. E quando il presidente del Comitato organizzatore Sergio Anesi ha invitato il Pontefice in Trentino, Papa Francesco ha risposto: «A Trento? Per un Concilio?».

I segni della storia a Trento sono rintracciabili nel Castello del Buonconsiglio e lungo gli itinerari del centro cittadino che, grazie a importanti opere di restauro, è tornato a essere come lo pensò il cardinale Bernando Cles, principe-vescovo di Trento dal 1514 al 1539. Il Castello fu residenza dei principi-vescovi dal XIII secolo fino all'arrivo di Napoleone e conserva nella Torre dell'Aquila, con il "ciclo dei mesi", un eccellente esempio di pittura cavalleresca riferibile al gotico internazionale. Cles, amante delle arti e generoso mecenate, morì prima che Trento fosse designata come sede del Concilio, ma nella bolla di convocazione papa Paolo III la definì come «sito commodo, libero, e a tutte le Nazioni opportuno» e i padri conciliari al loro arrivo trovarono una città rinascimentale, sede di un principato vescovile e quindi politicamente autonoma, ma anche imperiale, a metà strada tra la Germania e Roma, crocevia tra il mondo latino (cattolico) e quello tedesco (in buona parte protestante).

Il Concilio si insediò nel 1545 e si chiuse, dopo alterne vicende, nei primi giorni di dicembre del 1563: in quel periodo il Principato era nelle mani del cardinale Cristoforo Madruzzo, capostipite di una serie di illustri vescovi della stessa famiglia che governarono per oltre un secolo (al casato dei Madruzzo si deve, fra l'altro, la costruzione del Palazzo delle Albere, a sud-est di Trento lungo la strada che costeggia l'Adige). Il Concilio ebbe un riconosciuto protagonista nel cardinale Giovanni Morone: le sue doti diplomatiche lo posero fin da giovane ai vertici della Curia romana, ma la sua disponibilità al dialogo e al confronto con i luterani lo rese sospetto ai conservatori, fino a subire un processo per eresia istruito dall'Inquisizione, che culminò nell'arresto e nella prigionia in Castel Sant'Angelo, ordinati da papa Paolo IV. Solo dopo la morte di quest'ultimo, Morone recuperò la sua libertà, mentre il prestigio di cui ancora godeva indusse il nuovo papa Pio IV ad affidargli la missione della chiusura del Concilio. Il 4 dicembre 1563, nella Cattedrale di San Vigilio, furono approvati gli ultimi decreti con la richiesta di conferma da parte del Sommo Pontefice (che Pio IV ratificò il gennaio seguente, con la Bolla "Benedictus Deus"). I decreti furono firmati da 225 persone, quasi duecento Padri conciliari, oltre ai procuratori dei prelati legittimamente assenti.

Fra i documenti approvati a Trento va ricordato il decreto "Cum adolescentium aetas", che istituì i seminari per la formazione e la cura vocazionale dei futuri sacerdoti, la cui validità è stata ribadita ancora dal Concilio Vaticano II. Fra l'altro, durante cinque secoli, dal Concilio tridentino al Vaticano II - voluto da papa Giovanni XIII e aperto nell'ottobre 1962 - nella storia della Chiesa c'è stato soltanto il Concilio Vaticano I, sospeso nel 1870 con la presa di Roma e la conseguente fine dello Stato Pontificio.

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