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Questo articolo è stato pubblicato il 13 dicembre 2013 alle ore 09:23.
L'ultima modifica è del 13 dicembre 2013 alle ore 10:18.

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Con la finalissima al Forum di Assago anche la settima edizione italiana del talent show di Sky Uno volge al termine. Qui di seguito passiamo in rassegna tutto il cammino compiuto da concorrenti e giudici in tre mesi di kermesse, dai casting fino ai brani inediti, attraverso le nostre pagelle. All'insegna del più rigoroso politically uncorrect.

Michele, voto: 7,5
Di sicuro il concorrente che è cresciuto maggiormente nel corso della competizione. L'Under Uomo umbro si presentò ai casting per accompagnare un amico. Secondo la più tradizionale casistica della storia della musica, lui entrò e l'amico no. Mai finito in ballottaggio, ha guadagnano consapevolezza puntata dopo puntata, scivolando rarissimamente nelle interpretazioni. Ha l'inedito migliore - «La vita e la felicità», scritto da Tiziano Ferro – e deve solo trovare la chiave giusta per interpretarlo. Per la vittoria finale se la gioca con Violetta. Tra i pochi rimasti in gara ad avere un senso anche fuori.
Da ricordare: «See Emily play»
Da dimenticare: «Little Wing»

Violetta, voto: 7
Vale un po' il discorso opposto a quello fatto per Michele: è arrivata ai casting che, in quanto a mentalità giusta e numeri canori, era già una starlette. Succede quando cresci in seno allo showbiz: suo padre è lo sceneggiatore Tv Giuseppe Zironi, tra l'altro armonicista niente male. Poteva essere la via italiana al country, faccia pulita e ukulele sempre in mano. A giocarle contro aveva giusto la tara della spocchia caratteriale. Il giudice di riferimento Mika ha lavorato molto per renderla più simpatica e «normalizzarla» in chiave pop. Pure troppo: l'inedito «Dimmi che non passa» la rende quasi un'insipida rivisitazione dell'Arisa prima maniera. Peccato: con quella voce, quei gusti e quei natali poteva diventare la risposta italiana a Norah Jones. Che come lei ebbe un padre importante. Cammino da predestinata: mai in nomination.
Da ricordare: «Friday I'm in love»
Da dimenticare: «One Day (Reckoning Song)»


Ape Escape, voto: 6,5
Sono arrivati in finale portandosi attaccata addosso la celeberrima massima di Morgan: «Siete brutti, siete vecchi, c'avete le ciabatte, eppure…». Eppure – aggiungiamo noi - hanno una tifoseria importante. Che parte da Nocera Inferiore, loro terra d'origine, e vanta ormai ramificazioni in tutto lo Stivale. L'insolito trio costituito da Tony, dotatissimo vocalist heavy metal ultraquarantenne in evidente sovrappeso, Antonio e Matteo, due suoi «allievi» con la passione per l'hip hop, cucina in salsa mediterranea un'abbondante porzione di Rage Against The Machine con una spruzzata di Muse. Non manca l'originalità, per quanto il piatto servito a tavola olezzi di kitsch e riesca tremendamente tamarrock. Ma il tamarrock, nell'Italia del Ventunesimo secolo, ha evidentemente mercato. Soprattutto se gioca a suo favore l'effetto simpatia. L'inedito «Invisibili» tritura cose già sentite qua e là.
Da ricordare: «Mentre tutto scorre»
Da dimenticare: «Yes I know my way»


Aba, voto: 5,5
In ogni edizione di X Factor ci sta sempre che un concorrente arrivi alla finale blindandosi dietro la propria mediocrità. Quest'anno è toccato ad Aba, al secolo Chiara Gallana, già concorrente di «The Apprentice». Sia chiaro: ha doti vocali da vendere (per questo le diamo mezzo punto in più) e un personalino mozzafiato da femme fatale. Eppure riesce mediocre perché non ha molto da dire. Canta benissimo ma hai la sensazione che, in giro per i peggiori bar di Caracas, ci siano chissà quante cantanti che valgano quanto lei; sul palco risplende ma alla fine non puoi giudicare un libro dalla copertina. Quello che (non) sa fare lo capisci dall'inedito con testo autografo «Indifesa»: tema amoroso (elegia del suo «Pucci»), con grammatica traballante e combinazioni retoriche ardite («Quando ti avvicini/ io ti sposerei»). Fosse stato per noi, l'avremmo fatta accomodare fuori da un pezzo.
Da ricordare: «Kozmic Blues»
Da dimenticare: «When Love Takes Over»

Andrea, voto: 6,5

È uscito in semifinale, condannato forse anche da una specie di occulto manuale Cencelli che imponeva l'accesso all'ultima puntata a un concorrente per categoria, ma meritava la finale più di altri. Non sarà perfetto, ma originale lo è di sicuro: frecce al suo arco beat box e falsetto, doti in virtù delle quali appariva unico. Bello anche l'inedito «Venerdì», scritto assieme al vocal coach Gaetano Cappa. Puro distillato funk. Purtroppo è girata male ma abbiamo ragione di credere che, sul piano discografico, ha maggiori margini di Aba e Ape Escape.
Da ricordare: «Another Brick in the Wall»

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