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Questo articolo è stato pubblicato il 15 dicembre 2013 alle ore 15:41.
L'ultima modifica è del 18 dicembre 2013 alle ore 08:31.

Di qui in poi il percorso, diviso in sezioni intitolate ai luoghi in cui visse, segue passo passo la sua vita: ecco allora le fiabesche tempere ispirate al folklore russo e germanico, e i paesaggini dei primi anni del secolo che documentano il soggiorno a Monaco e i viaggi compiuti con Gabriele Münter, prima allieva poi compagna di vita fino al 1914. Con lei visse anche un anno a Parigi proprio nel breve momento in cui i Fauves si imponevano con i loro dipinti "gridati", dai colori violenti e dalle stesure piatte, prive di volume. Kandinsky se ne rammenterà nelle estati del 1908 e 1909 a Murnau, quando imboccherà la via che lo condurrà all'astrazione. Di quel periodo la mostra espone un'opera capitale come Improvvisazione III, ispirata tanto agli ingenui dipinti bavaresi dietro-vetro, dalle figure piatte cinte di nero, quanto ai lubok, le stampe popolari russe, e accesa dai colori vividi dei Fauve. Al centro, un cavaliere su un cavallo impennato denuncia la sua passione per questo tema, che espliciterà nel 1911-1912 dando vita con l'amico Franz Marc all'avventura del Blaue Reiter, il Cavaliere azzurro: due mostre e il famoso (oggi, ma non allora) Almanacco, in cui i due intrecciano all'arte contemporanea le suggestioni della musica e delle arti popolari e "primitive". Ma soprattutto una stagione artistica in cui Kandinsky crea capolavori ineguagliati. Se infatti nelle opere di Murnau metteva in atto una prima riduzione dell'immagine ai suoi essenziali, nel giro i pochi anni, mentre elaborava il fortunato testo teorico Dello spirituale nell'arte (1911), prese a tradurre in immagine i principi che aveva elaborato in quelle pagine in cui indagava la forma-colore e il colore-suono, secondo i principi della sinestesia (l'associazione di parole o concetti di sfere sensoriali diverse) che era uno dei pilastri del simbolismo, la corrente di pensiero spiritualista dell'ultimo '800 a cui Kandinsky aderì con convinzione. Esemplare, in mostra, il Quadro con macchia rossa, 1914, in cui ogni rapporto con il reale è spezzato per lasciare spazio alle sole "risonanze interiori".
Il percorso lo segue poi negli anni russi (e sovietici), tra il 1914, quando per la guerra dovette rientrare in patria, e il 1921: qui Kandinsky procede nel cammino del l'astrazione lirica avviato a Monaco per aprire presto, sotto l'influsso dei più giovani avanguardisti, a un nuovo rigore e introdurre nel suo universo fantastico i primi elementi geometrici (Nel grigio, 1919), che diventeranno dominanti dalla fine del 1921 quando, invitato dal fondatore Walter Gropius, entrerà nell'universo ultrarigoroso del Bauhaus: in mostra lo provano con evidenza opere come Trama nera e le preziose grafiche Piccoli mondi, del 1922, oltre a capolavori come Sul bianco II, 1923, che Vassily e la giovane moglie Nina tenevano nella loro sala da pranzo di Dessau, e il superbo Giallo rosso blu, 1925. Fino a Sviluppo in bruno, 1933, l'ultima opera dipinta in Germania prima di riparare a Parigi. Qui, a contatto con i surrealisti amici (Jean Arp e il giovane Miró soprattutto), e sedotto dalla luce chiara di Neuilly-sur-Seine dove si stabilisce, Kandinsky rinnova ancora la sua pittura, pur restando fedele ai suoi principi di sempre, e introduce un nuovo mondo biomorfo di protozoi, amebe, creature marine, che dapprima incastona nelle sue geometrie (Composizione IX, 1936; Trenta, 1937) poi lascia fluttuare liberi nello spazio (Blu cielo, 1940), come se in quel firmamento cercasse rifugio dall'orrore della nuova guerra di cui, per pochi mesi, non vedrà la fine.
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