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Questo articolo è stato pubblicato il 23 dicembre 2013 alle ore 08:25.
L'ultima modifica è del 23 dicembre 2013 alle ore 08:43.
Se il mio assistito fosse stato vivo oggi avrebbe indubbiamente dedicato un saggio al vetriolo alla demolizione di Libertà: se non altro, per il gusto di essere l'unico a farlo. Ma il mio cliente è morto nel 1938, investito da una bicicletta, e chiedendo soltanto che la posterità lo trattasse diversamente da come i suoi contemporanei trattavano Schiller. Scriveva: «Se Schiller […] avesse potuto vedere come queste persone brulicano intorno alla cultura, se avesse visto come sbattono le loro teste quadrate contro il suo cielo e i loro piedi quadrati contro la sua terra, tant'è che non c'è scampo al loro infinito amore per la cultura, Schiller si sarebbe tolto l'immortalità». Solo quando Schiller smetterà di essere una decorazione per il muro della cucina, scriveva Kraus, potrà tornare nelle case col suo potenziale rivoluzionario. È questo ciò che chiediamo umilmente a questa corte: che impedisca che Franzen se ne faccia un ornamento, che Kraus non diventi per gli scrittori quello che la mela luccicante è per gli hipster che picchiettano sui laptop. Sempre che prima non si tolga l'immortalità.
Dr. jur. h.c. Oskar Samek, Rechtsanwalt,
Kanzlei Wien
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