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Questo articolo è stato pubblicato il 03 gennaio 2014 alle ore 13:55.

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Pantelleria è un isola di origine vulcanica, di superficie pari a circa 83 chilometri quadrati, che ne fanno la più grande fra le isole siciliane (Eolie, Egadi, Pelagie) e la quinta isola italiana.
È situata quasi al centro del Mediterraneo, più vicina all'Africa che alla Sicilia (è a circa 70 km da Tunisi).

Gli abitanti, i "Panteschi", sono attualmente tra i 7.000 e gli 8.000.
Nel corso dei secoli diverse sono state le popolazioni che vi si sono insediate: importanti furono i fenici a partire dal IX secolo a.C., perchè introdussero la vite.
Infatti nel 200 a.C. Magone, generale cartaginese, descriveva come si svolgeva la produzione di quello che potrebbe definirsi l'antenato dell'odierno Passito di Pantelleria: "Si raccoglievano i grappoli maturi, avendo cura di eliminare quelli ammuffiti o guasti, poi si esponevano al sole su una canna, curando di proteggerla dalla rugiada, coprendoli durante le ore della notte. Quando i grappoli erano diventati secchi si staccavano gli acini in una giara ricoprendoli di mosto. Dopo sei giorni si spremevano e si raccoglieva il liquido. Ultimata questa operazione, si pigiava la vinaccia aggiungendovi del fresco fatto con altra uva tenuta al sole per tre giorni. Infine sigillava il vino in vasi di creta, da aprirsi dopo una fermentazione di venti, trenta giorni…"
È agli arabi, padroni dell'isola del '700 al 1200, che si deve l'introduzione dell'uva Zibibbo, usata per la produzione dell'odierno Passito di Pantelleria.

La varietà Zibibbo è conosciuta anche con i nomi di Moscatellone, Salamanna, Moscato d'Alessandria o, localmente, Moscato di Pantelleria. Appartiene al grande gruppo dei "Moscati" chiamati dagli antichi "Vitis Apianae" perchè producevano uve dolci e preferite dalle api.
Molte sono le leggende legate a Pantelleria ed al suo vino: si racconta ad esempio che Bacco vi avesse preso dimora proprio per il buon vino che vi si produceva e che Venere lo andasse a trovare ogni sera, dopo essersi specchiata nelle acque del lago.
Non mito ma realtà, tra le armi di conquista di Giacomo Casanova, avventuriero e seduttore veneziano del Settecento, vi era proprio l'offerta di un bicchiere di Passito di Pantelleria.
I vigneti sono terrazzati, sorretti da muri a secco di pietra lavica, con una lavorazione così faticosa da essere definita "eroica".
Le viti sono coltivate principalmente con il metodo "in conca": sono piantate in buche nel terreno, per proteggerle dal vento e dalla salsedine e trattenere la scarsa umidità del terreno.

La vendemmia inizia di solito a metà agosto ma può arrivare fino ad ottobre, in quanto alcuni conducono l'essiccazione lasciando i grappoli sulla pianta oltre il periodo di maturazione, sfruttando l'azione del sole e del vento.
Nella maggior parte dei casi invece i migliori grappoli raccolti sono posti ad essiccare sui tradizionali "stinnituri", ripiani di legno esposti a sud, usati per essiccare uva, fichi e pomodori.
Il Passito di Pantelleria viene prodotto con uve sottoposte a questi tipi di appassimento.
Di seguito vi presento 2 aziende di Pantelleria, con uno dei loro passiti.

Azienda Agricola D'Ancona – Pantelleria, Località Cimillìa (TP)
È una piccola azienda familiare, dalla storia quasi centenaria e sviluppatasi attraverso tre generazioni.
Nonno Salvatore ad inizio Novecento costruisce la prima cantina in località Margana, che deve abbandonare e ricostruire a Sciuveki, in quanto proprio a Margana inizia la costruzione dell'aereporto militare e vengono espropriati i terreni della zona.
Mussolini riteneva Pantelleria una sorta di portaerei inaffondabile ed inespugnabile: forse sarebbe stato meglio lasciare i vigneti, dato che l'11 giugno 1943 Pantelleria viene espugnata dagli Alleati senza incontrare resistenza. Montanelli, nella sua Storia d'Italia, parla di un solo caduto e per di più per il calcio di un mulo.
Salvatore spediva l'uva passa e il Passito con velieri prima e motovelieri poi verso i principali porti italiani (Marsala, Napoli, Livorno, Genova).

Il figlio Totò, rientrato a Pantelleria nel 1963 dopo essere stato a Tripoli per tanti anni, si dimostra un grande innovatore: costruisce l'attuale cantina all'interno di un vecchio dammuso, in località Cimillìa, dà il via alla vendita per corrispondenza ed è uno dei precursori del "turismo del vino", accogliendo sempre visitatori nella sua cantina a cui far degustare i vini.
Dopo la sua morte, 1987, proseguono i 5 figli e dal 2000 la gestione è affidata alle donne della famiglia, Caterina e Sara.

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