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Questo articolo è stato pubblicato il 21 febbraio 2014 alle ore 10:31.

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Sterminate collezioni di pantofole, flash à bout de souffle lungo i terminal della vita, viaggi asiatici, libri in bianco e nero, inguaribili ossessioni, peregrinazioni nella santità, su tutte 'Santa Veronica Giuliani', dichiarata santa protettrice della Francia, dei fotografi, degli informatici e delle lavandaie. La commemorazione liturgica ricorre il 12 luglio. Il fotografo Jacopo Benassi è qui per metterci in crisi. Coi suoi scatti in bianco e nero, l'artista spezzino non vende ideologie ai padroni, ma sogna un mondo più retto, senza i supermarket della poesia. Né stereotipi. Più che un fotografo, sembra un sommozzatore disposto ad andare in profondità e a non fermarsi all'apparenza dell'animo. Non sa quale sia il suo approccio, non saprebbe descriverlo. "So solo che è come mangiare o pisciare", racconta. "Mi viene quasi spontaneo fare fotografie e non amo perdere tempo; fotografo velocemente, faccio poche foto, lascio il lavoro inconcluso. Solo così riesco ad essere soddisfatto". Una delle sue ricerche più illuminanti, in ambito artistico, risale all'età di 17 anni, con l'occupazione del centro sociale Kronstadt a La Spezia. "All'epoca facevo il meccanico d'auto e gli amici mi dicevano: 'Anche tu puoi fare arte. L'arte è di tutti'. Così ho cominciato prima coi dipinti poi con la fotografia. In seguito, c'è stato l'incontro con Sergio Fregoso, fotografo di professione. Mi ha insegnato a decifrare le immagini. Grazie a Sergio sono quello che sono, è stato la mia scuola media, superiore, università… visto che ho solo la licenza elementare".

Per comprendere la tecnica di Jacopo non ci sono regole o confini: basta comprare una qualsiasi fotocamera e leggere il manuale d'istruzioni, dove sta scritto: Uso con il flash."Ecco, io utilizzo sempre il flash nelle mie fotografie, è la mia luce, la mia penna. Sergio diceva che non aggiungevo una luce a quella che già c'era, ma ne emettevo un'altra completamente nuova". Nelle fotografie di Benassi esiste una rinuncia in partenza, la luce è l'eremita iniziale: "Fotograferei solo di notte o in ambienti chiusi senza finestre. Amo le ombre nere del flash. Con il flash molte foto non le puoi fare e non le vuoi fare. Questo rende ancora più faticoso il mio lavoro e allo stesso tempo si trasforma in salvezza". Il fotografo, così attratto dai corpi e dalle consunzioni, mette in scena anche se stesso e sceglie soltanto volti che lo guardano e non sorridono quando scatta. Ad attirare Benassi è la vita intima delle persone. Tra le ossessioni, annovera pantofole di pelle marroni classiche e un particolare tipo di libro, non marrone ma bianco e nero, "perché amo mettere tutti sullo stesso piano, il libro è la mia ossessione che diventa libertà".

In un Paese dove il miraggio della controcultura sembra sfiorito, Benassi è convinto che la gente non sappia (né voglia) più guardare le cose nel profondo. "Se domandi uno sforzo, ti danno del radical chic" commenta. Eppure, i suoi scatti, trasudano verità: "Non sono così romantico e poetico. Diciamo che odio le bugie e i bugiardi. Sono fotografo perché la fotografia mi ha reso quello che sono, nel bene e nel male. Ho fotografato tutte le persone che ho amato e che amo, anche mio padre, mentre dormiva o faceva il metronotte".

L a sua mostra al museo d'arte moderna CAMeC Centro d'Arte Moderna e Contemporanea di La Spezia si chiama "Two Visions - Due Visioni"e raccoglie 19 ritratti fatti a dei bambini che rappresentano un unico autoritratto di Benassi. "Incredibile, una volta Sergio Fregoso e Ando Gilardi mi dissero che i bambini non vanno fotografati perché loro non vogliono essere fotografati; secondo me, oggi non è così. Hanno proprio voglia di farsi fotografare e di scattare foto tra loro". Nonostante alcuni ritratti somiglino ad uno shake tra Kiss Me Deadly e The Bog Knife, Jacopo ha un rapporto marginale e inerte col cinema, ma riserva sorprese: "Non vado mai al cinema, non sopporto gli spettatori del cinema d'essai. Conosco e amo Kenneth Anger, Rainer Werner Fassbinder, Renato Pozzetto. Il mio film preferito è Sono fotogenico, con Pozzetto. Una vera lezione di fotografia".

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