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Questo articolo è stato pubblicato il 21 febbraio 2014 alle ore 09:26.

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Un uomo nei panni della principessa etiope Aida. Roberta Torre stravolge il complesso gioco di relazioni e gelosie dell'opera verdiana , puntando a una metafora della dissoluzione contemporanea.Una rivisitazione in chiave pop dell'opera di Verdi che la stessa regista ha scritto insieme a Igor Esposito, con le musiche di Massimiliano Pace, le scene di Roberto Crea e i costumi di Dora Argento. Nei panni di Aida è Ernesto Tomasini, performer e sopranista eccentrico e molto amato negli ambienti del teatro off londinese; al suo fianco recitano, cantano e danzano Massimo Vinti (Amneris), Rocco Castrocielo (Radames), Salvatore D'Onofrio (Narratore/Domatore), Silvia Ajelli, Aurora Falcone, Giuditta Jesu. Mischiando i generi e demolendo gli stereotipi, Roberta Torre inventa un nuovo tipo di teatro musicale, con evidenti allusioni all'Italia di oggi, alla sua decadenza morale e materiale.

Spiega la regista: «Ho pensato a questa Aida come a un viaggio dove si mescolano prosa e canzoni, in cui trovano posto le parole, il musical, la chanson, la fiaba. Tutti insieme ci portano al grande circo dell'Aldilà. C'è in questa mia Aida l'attualità di una civiltà che sta crollando a pezzi, dove riecheggiano solo brandelli dei fasti verdiani. È quello che ci troviamo a vivere oggi in Italia».

«In questa Aida contemporanea ognuno si aggrappa a ciò che può per non essere travolto: Radamès alla sua lingua immaginaria, gramelot che mescola echi di poemi cavallereschi e turpiloquio, Amneris al suo incedere incerto e fragile di esemplare umano sempre sul punto di cedere, Aida al circo che si porta dentro, pieno di scheletri nell'armadio e clown crudeli, il Domatore alle bestie Dissidenti, Volpi egiziane di uno Stato dissoluto, eco di una grandezza da tempo tramutata nella menzogna e nella volontà di potere».

Al Teatro Biondo di Palermo fino al 2 marzo

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